Cultura

La scuola che sarà: tutti i problemi del rientro a settembre

La scuola che sarà: tutti i problemi del rientro a settembre

«Il plexiglas in classe? Una bufala e lo è stata sempre, fin dal primo momento. Le Linee guida non ne parlano da nessuna parte». La ministra dell’Istruzione Azzolina cerca di togliere dubbi nell’intervista a Radio24 che racconta la scuola che sarà. Se è una certezza ormai che nessuna barriera sarà fra i banchi, molte incertezze rimangono su come ripartirà la scuola a settembre.

La certezza è la data: il 14 settembre. Le scuole saranno aperte dal primo giorno del mese per i recuperi, ma l’ingresso di tutti in classe sarà due settimane dopo.

Saranno ingressi scaglionati. Non tutti alla stessa ora per non creare affollamenti davanti alle scuole e sui mezzi pubblici. Sarà però ogn istituto a decidere come in base alle regole date dai tavoli regionali.

Rimane il problema degli spazi. Per recuperarne all’interno delle vecchie aule la ministra propone nuovi banchi. «I banchi singoli di nuova generazione fanno guadagnare metri e garantiscono innovazione della didattica. Credo che saranno la priorità di intervento per molti istituti. Su acquisto e distribuzione ci darà una mano il commissariato straordinario per l’emergenza». Questi banchi però costano dai 200 euro in su e e molti dirigenti hanno già detto che non prenderanno questa via.

Sono da recuperare i locali che non si usavano più, gli edifici scolastici dismessi (circa 3000 lasciati per il calo demografico e gli accorpamenti, non tutti però dove servirebbero), le aule inagibili per problemi di manutenzione vanno riaperte e si devono cercare nuovi spazi fuori dalla scuola. Il miliardo in più promesso dal governo, per arrivare a 2,5 (non tutti subito però), serve anche per questo: riattivare gli edifici dismessi, trovare nuovi docenti e cambiare orari e ambienti.

Per la ricerca è stato messo a punto un sistema informatico che incrocia i dati relativi a aule, laboratori, palestre disponibili con il dato delle studentesse e degli studenti e la distanza da tenere. Serve a individuare, comune per comune, scuola per scuola, le priorità di intervento e gli alunni a cui sarà necessario trovare nuovi spazi.

Sono un milione e 200mila gli studenti che rischiano di non avere un posto in aula a fare con i numeri attuali messi a confronto con le misure anti-Covid. La ministra però assicura: «Ci sarà un’aula per tutti. Pulizia e igiene sono la priorità. Anche su questo ci sono le risorse necessarie. E servirà una campagna di informazione per studenti e famiglie. Anche solo lavare le mani non è un gesto scontato».

Le linee guida indicano una distanza obbligata di un metro da testa a testa, non da banco a banco, e per la decisione sull’obbligo delle mascherine in aula la decisione è rimandata a metà agosto quando il comitato scientifico darà un nuovo parere. Con il raffreddore, è già certo, si sta a casa tre giorni.

Quelli che si trovano davanti i presidi e i dirigenti sono problemi pratici. Se la sede era già piccola lo scorso anno, in questo per forza sarà insufficienti. C’è chi guarda ai palasport cittadini e chi ha già pensato a turni spezzando la settimana. Ci sono forti dubbi sull’utilizzo continuativo di spazi come musei e cinema. Altro problema è quello delle mense, in molte si fanno già i turni ed è impossibile far mangiare i bambini alle 11 del mattino.

I problemi sono meno gravi nelle regioni più piccole e meno popolate, ma in città come Milano, Roma, Torino, Firenze e Bologna il problema delle classi sovraffollate si pone. Gli studenti più a rischio sono quelli delle superiori. Alle elementari, una classe su 5 potrebbe già essere in regola visto che ha meno di 15 alunni. Per licei e istituti tecnici questo non vale, qui una classe su cinque ha più di 25 studenti e fra le prime ci sono anche punte di 30.

C’è poi il problema cronico della mancanza di docenti. Secondo i dati della Cisl pubblicati da Repubblica, dopo le operazioni di mobilità sui posti di ruolo rimangono scoperte 85.150 cattedre. Sono ormai esaurite le graduatorie dei concorsi e, almeno al Nord, anche quelle ad esaurimento dei docenti non ancora di ruolo. I concorsi sono stati rimandati all’autunno e i primi 32mila docenti potrebbero intanto essere assunti a tempo determinato per le medie e le superiori. Qui mancano la maggior parte degli insegnanti, più di 35mila alle superiori contando anche il sostegno e quasi 40mila alle medie.

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