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LIBIA : IN MOTO LA MACCHINA DIPLOMATICA

La guerra divampata alle porte di Tripoli è stata segnata da uno stop dell’offensiva di terra delle forze di Khalifa Haftar, che secondo alcune fonti avrebbero pagato un prezzo altissimo in termini di vite umane. Fayez al-Sarraj, Capo del governo di unità nazionale, ha sostenuto i militari che  hanno abbattuto un caccia nemico e assicurato una nuova linea difensiva più profonda lungo l’asse del fronte meridionale. Sul terreno, la situazione e apparentemente ferma, tant’è che il Maresciallo Haftar è volato al Cairo, dove in un incontro con il Presidente Egiziano Abdel Fattah al Sisi, tra i principali alleati, ha ottenuto il pieno sostegno. Da una fonte  mediatica ha ribadito «il sostegno dell’Egitto agli sforzi della lotta contro il terrorismo e le milizie estremiste per realizzare la sicurezza e la stabilità della Libia». In merito anche l’ambasciatore di Tripoli a Bruxelles, Hafed Gaddur, ha subito risposto all’iniziativa diplomatica di Haftar «Ha tentato un golpe militare contro la Libia. Ha fallito, e non sarà sufficiente che si ritiri a Bengasi. La comunità internazionale esca dalla sua ambiguità. Ci sono paesi, che tramano alle spalle del governo legittimo e riconosciuto dalla comunità internazionale, noi sappiamo chi sono». A darne notizia, anche un portavoce dell’esecutivo tripolino, Muhannad Younis, ha escluso che il governo di Accordo nazionale libico di Fayez al-Sarraj possa accettare alcun cessate il fuoco, almeno fin quando le forze di Haftar non saranno ritornate alle posizioni di partenza. A Roma, si è tenuto un incontro diplomatico per consultazioni con il governo italiano, il vicepremier e Ministro degli Esteri del Qatar  Mohammed Al Thani, ed il numero due del Consiglio presidenziale ed esponente di Misurata e Ahmed Maitig, la città libica più potente a livello militare le cui milizie sono schierate a difesa di Tripoli. I colloqui, con il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed il Ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi. La situazione libica desta preoccupazione in base a quanto giunge dei dati ricevuti anche dall’ONU che stima siano oltre 16.000 gli sfollati in fuga dalle zone di combattimento, che vanno ad alimentare l’allarme profughi. Molte famiglie riparano in edifici disabitati oppure nelle strutture pubbliche, come le scuole, le quali però non sono esenti da attacchi. Intanto, i morti accertati nell’ovest libico sono oltre 147. Tra questi anche decine di bambini, mentre i feriti sono oltre seicento, questi i dati diffusi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.  A questo proposito, le Nazioni Unite hanno ricordato che «il bombardamento di scuole, ospedali, ambulanze e aree civili è severamente proibito dal diritto internazionale umanitario». Il riferimento implicito è al bombardamento operato sabato dai caccia di Haftar contro una scuola elementare deserta, ad Ain Zara, a soli 15 chilometri a sudest dal centro di Tripoli. Nell’area anche ieri riecheggiavano esplosioni e raffiche di armi pesanti, apparse molto distanti dal centro della città. La bomba sganciata dai caccia dei ribelli poteva causare una strage, l’area colpita della scuola, che sorge accanto a un modesto compound delle milizie locali, è quella predisposta per far riparare gli scolari dalle temperature roventi.

A Cura di Raffaele Fattopace 

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