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Morte di Ciro Esposito, De Santis avrebbe sparato da terra e ferito

Le indagini sulla morte di Ciro Esposito hanno avuto un’importante svolta. Stando a quanto riporta l’ultima perizia pubblicata dal RACIS, i carabinieri esperti della scientifica, Daniele De Santis avrebbe sparato il tifoso napoletano da terra, quando era già ferito e sanguinante. In un lungo documento, presentato al Gip, i tecnici hanno così esposto la conclusione delle loro analisi: «Si ritiene che Daniele De Santis, sopraffatto dagli aggressori, ferito e sanguinante, con le mani sporche del suo stesso sangue abbia impugnato l’arma e abbia esploso i quattro colpi ferendo i tifosi napoletani». Quest’ultima prova porterà a una totale inversione delle indagini. Soprattutto perché la difesa del tifoso romanista potrebbe impugnarla, per avvalere la tesi della legittima difesa. Tesi che, chiaramente, non è condivisa dai famigliari della vittima.

Ne abbiamo parlato con lo zio di Ciro, Enzo Esposito.

La recente perizia parla di un De Santis che avrebbe sparato da terra, solo dopo essere stato ferito a sangue, che ha da dire a riguardo?

«Una perizia del RACIS dovrebbe scrivere fatti, non si può dedurre, che poiché ci sono macchie di sangue sui vestiti di De Santis, lui al momento dell’incidente fosse ferito. In secondo luogo dagli atti ufficiali, fino ad ora, non era mai stato detto che De Santis fosse stato accoltellato, adesso si è scoperto il contrario. A me sembra che sia un modo per inviare un segnale all’accusato, di stare in silenzio. De Santis ha sparato o no? Questo è quello che dovrebbe esprimere la perizia del RACIS. Non dimentichiamoci, poi, i video della Digos, che riprendono il momento in cui De Santis attacca l’autobus dei tifosi azzurri e che al momento avesse anche delle bombe carta, i ragazzi napoletani, sono intervenuti in difesa e c’è stata una rissa nella quale, De Santis ha sparato mio nipote. L’ultimo video dimostra che i ragazzi napoletani avessero solo bandiere in mano e nessun’arma. Un altro video, riprende addirittura, una macchina della polizia che si ferma e, invece, di assistere mio nipote, accorre ad aiutare De Santis, probabilmente visto da loro, come una povera vittima indifesa. Siamo ancora una volta dinanzi a un tentativo di difendere De Santis, cosa, che se si legge la sua biografia, di cui nessuno ha mai parlato, è già successo altre volte».

Secondo lei, quindi, le indagini non si starebbero svolgendo nel migliore dei modi?

«Siamo in un blocco che vede una destra eversiva, servizi deviati, pezzi di forze dell’ordine che lavorano all’unisono per creare una strategia di redenzione. Ripeto De Santis è stato accusato di aver accoltellato un questore e dopo, è stato dichiarato innocente. Quindi, o la polizia si era immaginata quest’aggressione o come al solito ci sono profondi legami strani. Sono passati quaranta giorni per identificare le quattro persone che erano con lui alla scrittura del registro degli indagati. E’una storia già vista».

Perciò crede che siamo davanti a un tentativo di tutelare l’accusato?

«Nessuno parla di De Santis, non si sa, dove sia, si diceva avesse perso la gamba e, il Signore gliel’ha fatta riavere. Si diceva che il coltello, trovato sul luogo dell’incidente, fosse suo, ora si scopre che è dei napoletani. Adesso si dirà che mio nipote nel suo zaino, avesse anche la pistola nello zaino, e che De Santis per difendersi è stato costretto a sparare. Questo è un tentativo lucido di occultare la verità, ovvero che un ragazzo indifeso è stato sparato. Alcuni video dimostrano, che dopo la sparatoria, De Santis è stato aggredito, chiaramente non da mio nipote, che giaceva a terra, ferito».

Gli avvocati di De Santis parlano di legittima difesa, cosa vuole rispondere?

«La difesa di De Santis deve semplicemente vergognarsi. Ammesso il legittimo diritto a difendersi, c’è anche un dovere di avere un approccio morale rispetto alle questioni e credo che gli avvocati del tifoso romanista non lo abbiano assolutamente e, stiano davvero esagerando».

Al centro di tutta questa vicenda, c’è una morte, quella di suo nipote, ma c’è anche una polemica che investe tutto il mondo del calcio e la violenza che lo caratterizza. Cosa crede che debba insegnare tutta questa storia ai politici, allo stato, alle istituzioni e all’opinione comune?

«La prima cosa che si deve capire è che stiamo sfasciando un mondo abbandonato a se stesso, il mondo dei tifosi che cerca un’identità e noi in qualche modo, dovremmo interagire con loro. Questi comportamenti, poi, non fanno altro che innescare altra violenza. Io e la mia famiglia siamo per la giustizia e non per la vendetta, la giustizia però deve essere tale e non quella, in cui tra poco si parlerà di De Santis come una povera vittima, significa che non è dato un buon servizio a quelli, come noi famiglia Esposito, che stanno lottando per imporre una via che persegua legalità e giustizia».

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