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MORTO GIGI PROIETTI. IN ESTATE AVEVA DICHIARATO: “COMINCIO AD ESSERE STANCO MA VOGLIO FARE ANCORA TANTE COSE”

Ieri 2 novembre 2020 il noto attore Gigi Proietti è morto proprio nel giorno del suo ottantesimo compleanno, stroncato da un grave scompenso cardiaco. Era ricoverato in una clinica a Roma da circa due settimane. Tale notizia ha sconvolto il mondo dello spettacolo ed il grande pubblico che da sempre ha apprezzato l’artista romano, il quale meglio di qualunque altro ha saputo raccontare Roma e l’Italia attraverso grandi storie e pezzi di vita quotidiana. Proprio durante la presentazione della nuova stagione del Globe Theatre di Roma, il 23 luglio, Gigi Proietti aveva affermato: “comincio ad essere stanco ma voglio fare tante cose”, dato che la sua prossima intenzione sarebbe stata portare Molière in teatro.                           Ma a proposito della parola “teatro”, come ha scritto Vincenzo Salemme nella sua lettera indirizzata a Gigi Proietti, non è un caso che sia l’anagramma della parola “attore”.                                                                                  In fondo Gigi Proietti non era un attore, ma l’attore.                                                                                                   Aveva calcato tanti palchi e i suoi personaggi sono entrati a far parte dell’immaginario collettivo ed i personaggi che hanno accompagnato la sua carriera sono sempre stati le varie facce di Gigi Proietti, le varie facce di un popolo: da Mandrake al maresciallo Rocca fino a Shakespeare.                                                             Egli non solo dunque è riuscito ad entrare nelle case delle persone, ma è riuscito ad entrare nelle persone stesse lasciando al termine di ogni sua opera qualcosa a cui tutti avrebbero potuto attingere.                             Di certo ogni suo spettacolo ha lasciato noi con un sorriso stampato sulle labbra e con le lacrime agli occhi dal divertimento, ma forse il suo ultimo colpo di scena ha scaturito più lacrime di sempre: l’aspetto particolare del suo modo di fare teatro, cinema, spettacolo è stato dunque quello di far riflettere le persone su temi importanti con leggerezza, che non vuol dire superficialità.                                                                     Gigi Proietti non si prendeva mai troppo sul serio, ma sapeva sempre leggere la circostanza avendo la capacità di vedere oltre ciò che gli altri vedevano perché dietro ogni gesto delle persone c’è una cultura propria, dei modi di fare che restano per tutta la vita.                                                                                                                           Questi sono stati da lui rappresentati, quindi messi in scena, facendo sentire tutti parte di una comunità: quella umana. Il sogno che noi custodiamo è che Gigi ieri, ovunque si trovi, sia stato accolto con degli scroscianti applausi. I nostri applausi che magari ha potuto ascoltare da lassù e ritrovarsi in essi.                                     Ciò che invece può diventare certezza è che il sipario non si è chiuso e che forse apprezzeremo Gigi ancor di più, assaporando ogni sua battuta con gli occhi rivolti alle televisione, la mente che pensa a lui ed il sorriso che lo ha sempre contraddistinto, quei sorriso puri e non recitati, perché lui li ha sempre vissuti, anche quando gli altri lo chiamavano “maresciallo” perché lui era, è e sarà sempre Gigi Proietti.                                               D’altronde come lui stesso sosteneva: “Potrei esserti amico in un minuto, ma se nun sai ride mi allontano. Chi non sa ridere mi insospettisce”.

 

Antonio Simeoli

 

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