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Napoli, lo sciopero FIOM riempie Piazza Matteotti. Landini: «Siamo davanti a una situazione di schiavitù»

Legalità, uguaglianza, democrazia e guerra al Jobs Act, sono questi i principi che hanno mosso il corteo dello sciopero dei metalmeccanici, promosso dalla Fiom, tenutosi oggi a Napoli. Corteo a cui si sono uniti studenti, disoccupati, lavoratori dell’Ilva di Taranto, delle acciaierie di Terni ed esponenti di diversi sindacati. Un corteo dove erano presenti, per dirla, come ha spiegato Massimo Landini, Segretario Generale della Fiom, tutte le persone che vogliono lottare per il diritto al lavoro.

Ed è proprio Landini, che intervenendo sul palco montato a Piazza Matteotti, ha concluso la manifestazione con un lungo discorso: «Siamo qui oggi, per dare voce a tutto il Mezzogiorno e tutto il Sud e per dire con forza, che questo non è solo un problema del Mezzogiorno, ma dell’Italia e dell’Europa. In questo periodo, su giornali e televisioni, si cerca di non far emergere le ingiustizie che noi stiamo vivendo. Oggi è qui chi ha rinunciato al proprio salario per scioperare, non per difendere il suo interesse personale, ma per cambiare questo Paese, per far in modo che il tema del lavoro torni a essere la centralità per questo Paese. Noi siamo in una crisi gravissima che in particolare sta travolgendo tutto il Mezzogiorno. Nel sud ormai sono meno di sei milioni le persone che lavorano, un livello che non si raggiungeva dagli anni 50, negli ultimi sei anni c’è stato un calo negli investimenti dell’industria e del privato, tutto ciò ha determinato livelli di disoccupazione che peggio del Sud in Europa, c’è solo la Grecia. Siamo davanti al fatto che c’è un calo nel Sud della spesa per i servizi nell’istruzione, che non ha precedenti. Proprio qui un terzo delle famiglie è sotto la soglia di povertà. Di questi problemi nessuno ne parla, si tenta di parlare d’altro.  Per rilanciare il lavoro e far lavorare chi non li ha  bisogna far ripartire gli investimenti, serve un piano straordinario».

Non potevano mancare riferimenti al Premier Renzi e alle politiche del Governo in materia di lavoro: «Cosa centra tutto ciò con il modificare l’articolo 18- ha continuato il segretario FIOM- rendendo solo più precario il lavoro? Sembra che il problema per il nostro paese sia permettere i licenziamenti. Le politiche economiche e sociali di questo Governo, come anche quello Letta, Berlusconi e anche quelli precedenti non sono stati in grado di risolvere questo problema. Siamo davanti a una situazione di schiavitù, davanti al tentativo pericolosissimo di far passare l’idea che pur di lavorare, una persona deve essere pronta ad accettare qualsiasi condizione. Noi non accetteremo mai un simile ricatto. Il lavoro o ha dei diritti o non è lavoro e i diritti devono essere estesi a tutti. Noi non vogliamo dividere questo paese. Vogliamo utilizzare l’insegnamento di un grande sindacalista, di un grande segretario della CGIL, Giuseppe di Vittorio, che diceva che il compito del sindacato è impedire la competizione sul lavoro.  Renzi può fare tutti i decreti che vuole, ma noi non ci fermiamo, continueremo finché non cambieranno questi provvedimenti».

Landini si è poi soffermato sui punti da cui dovrebbe ripartire questo Governo, per risollevare un Paese ormai sull’orlo del baratro: «Molte imprese non vengono a investire in Italia per il costo della criminalità non per i diritti dei lavoratori. A questo Governo vogliamo dire che nessuno gli impedisce di fare una legge seria sull’antiriciclaggio, certamente non noi.  E perché, lo chiedo anche a Squinzi, Confindustria non caccia fuori le aziende che pagano le mazzette? Perché il Governo non stabilisce una legge, che se c’è un cambio d’appalto i lavoratori hanno diritto a rimanere nel loro posto di lavoro. Tutto questo noi stiamo rivendicato, il nostro non è uno sciopero politico, il nostro problema non è far cadere questo o quel Governo, il nostro problema è cambiare le politiche del Paese. Se davvero vuole cambiare questo paese ridistribuendo la ricchezza, con leggi, può farlo solo assieme a noi con chi lavora, con gente onesta. Se il Presidente del Consiglio crede che il modello di sviluppo per questo paese è quello Marchionne, ci sta prendendo in giro, perché così torniamo solo indietro. L’Italia per com’è messa è la penisola d’Europa, potrebbe essere il polo logistico del Mediterraneo, perché non entriamo in questa logica, usando i fondi europei per questo. Dobbiamo mettere in discussione vincoli assurdi che ci bloccano, come il pareggio di Bilancio. Questo è il tema che noi mettiamo sul tavolo. Noi non abbiamo bisogno di slogan e Twitter ma abbiamo bisogno di lavoro, se la situazione è difficile, bisogna affrontare la complessità, una persona sola non è in grado di farlo, ci vuole coesione in questo momento».

Ha poi ringraziato Piazza Matteotti, una piazza gremita non solo di bandiere Fiom, ma anche di giovani studenti, di lavoratori non iscritti al sindacato, che hanno scelto di manifestare: «Oggi qui non hanno scioperato solo gli iscritti alla Fiom, ma altri sindacati e anche lavoratori non iscritti ai Sindacati, studenti e chi è in cerca di lavoro. Lo dico per spiegare che l’unità sindacale è un diritto delle persone che lavorano. L’attacco che il Governo sta facendo non è né a Landini né alla Camusso, è un attacco alle persone, se vi vengono levati i diritti, stanno levando la libertà a questo Paese, violando i principi della Costituzione». Ha salutato tutti dando appuntamento al prossimo sciopero generale di CGIL e UIL, indetto per il prossimo 12 dicembre, perché come ha detto Landini, i sindacati non si fermeranno finché il Governo non abolirà gli ultimi provvedimenti in materia di lavoro.

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