Officina delle idee

NATALE DI GESU’ CRISTO

La riflessione di oggi, in cui facciamo memoria solenne dell’Incarnazione di Gesù, Figlio di Dio, prende spunto dai primi diciotto versi del Prologo (introduzione)del vangelo di Giovanni. In esso l’evangelista riassume e anticipa il contenuto che poi svilupperà nell’opera. Si tratta di un inno alla Parola, Gesù, Luce e Vita di tutto. “In principio era il Verbo, i Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”.: sono parole che si rifanno al primo libro della Bibbia, detto Genesi, ove è scritto: ”In principio Dio creò il cielo e la terra”. Ebbene l’evangelista non è d’accordo, in quanto prima della creazione la Parola già c’era; essa esiste da sempre: è Dio. All’origine di tutto quindi non sta il caso o il fato: c’è la Parola che è volontà e razionalità, amore e libertà, comunicazione e ascolto, relazione e dialogo, domanda e risposta. Per questo la creazione, da lui compiuta, avrà le sue stesse caratteristiche. “ Tutto è stato fatto per mezzo di lui. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno accolta.”: ogni realtà dell’universo viene all’esistenza mediante la Parola e ritrova in lei il proprio principio. Con questa terminologia (Logos= Parola) Giovanni entra in dialogo con la cultura greca, ma nello stesso tempo la arricchisce attribuendole le caratteristiche ebraiche della Parola e della Sapienza che sta all’origine del creato. La Vita non significa la vita biologica che termina con la morte. La Vita è Dio stesso, dal cui soffio viene l’esistenza dell’uomo. Dio ha creato tutto e non c’è veleno di morte nelle creature. La Parola prima di diventare carne in Gesù, come è vita in ogni creatura, è Luce per l’uomo. Vita e Luce si richiamano a vicenda. La luce rende possibile la vita fisica. Ma c’è anche una luce interiore che rende possibile la vita spirituale e dà senso all’esistenza. Il prologo non dice che la luce è vita,ma che la vita è luce degli uomini. Secondo la spiritualità ebraica infatti la legge era la luce degli uomini. Contro ogni legalismo, qui è detto che non è la legge principio ci vita, ma la vita principio di ogni legge. Gesù dirà: ”Io- Sono la luce del mondo: chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”(8,12). Ogni religione cerca di scoprire la luce divina che è nell’uomo. L’illuminazione non è frutto di particolari tecniche ascetiche o un monologo spiritualistico, ma un dialogo con il Padre nella carne del Figlio, che è anche nostra. “Venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto.”: come è possibile che i suoi rifiutino la Parola che si fa luce? E’ stato possibile perché proprio la casta sacerdotale al potere, in nome del Dio del passato frutto del pensiero umano, ha rifiutato il Dio che si manifesta nel presente con l’incarnazione nel Figlio. Il Dio del passato, manipolato dagli uomini, è presentato come un Dio di potere, per potere così esercitare essi stessi il potere. Il Dio che si presenta nel Figlio, invece, è un Dio-Amore che si mette a servizio. Scombinando tutti i progetti dei potenti, viene rifiutato e messo a morte. “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.”: è il versetto principale del Prologo, nel quale l’evangelista assicura che chi accoglie il progetto di Dio, a Parola fatta carne, e lo fa proprio, diventa figlio di Dio. Figli di Dio si diventa, non si nasce. Dio creando l’uomo gli dà esistenza e lo ama. Ma la relazione si chiude quando l’uomo accetta di essere amato e risponde con altrettanto amore libero comunicato agli altri, imitando così il comportamento di Gesù, Figlio prediletto del Padre. “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria.”: Luca non scrive che la Parola creatrice “si fece uomo”, come ci saremmo aspettati, ma “si fece carne”(divenne carne). La carne indica l’uomo nella sua debolezza, la debolezza dell’esistenza umana. è diverso da . Il divenire carne della Parola è il punto di arrivo della storia di Dio che si comunica all’uomo. Cambia il modo in cui Dio comunica con noi: Dio, Colui che è, divenne uomo, ossia partecipe della condizione mortale. E’ bene precisare che Dio non prende ”apparenza” umana come un vestito, ma diviene carne, corpo, uomo. Dio si rende visibile, si mette alla pari della sua creatura per comunicare pienamente con lei. Dio è un uomo reale e concreto in Gesù. Ogni fragilità, debolezza e limite, compresa la morte, diviene la sua. E proprio la sua “carne” rivela la “Gloria”. Noi vogliamo essere come quel Dio che pensiamo noi. Perciò facciamo fatica a pensare un Dio che vuol essere come siamo noi. Un Dio debole ci scandalizza. Quale sicurezza e affidabilità può offrire a noi, sempre in cerca di un fondamento stabile su cui fondare la nostra esistenza? Dio è totalmente altro. Talmente altro da essere come noi. A questo punto se Dio è in noi e noi siamo in Lui, non è più da cercare, ma da accogliere, divenendo così suo santuario, da cui promana, irradia il suo amore, la sua santità, la sua compassione. Con Gesù finisce l’epoca dei templi dove l’uomo deve andare per incontrare “la divinità”, ed inizia l’epoca dell’unico vero santuario che è Gesù, che sono tutti coloro che lo accolgono e amano gli ultimi come lui. “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto:grazia su grazia.”: l’espressione indica che l’amore alimenta l’amore. L’amore ricevuto va accolto e trasformato in amore comunicato. Questo dinamismo permette a Dio una nuova, più abbondante effusione d’amore. E’ un crescendo senza fine. “Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù. Dio nessuno l’ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio, ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.”: sono i versetti conclusivi di particolare importanza. La Legge, data da Mosè, è qualcosa di passato; la Grazia e la Verità, ossia l’amore generoso e fedele di Dio, portato da Gesù, è perenne e su di esso poggia la Nuova Alleanza. Mentre Mosè, il servo di Dio, ha imposto un’alleanza tra dei servi e il loro Signore, basata sull’obbedienza alla Legge, Gesù, Figlio di Dio, propone un’Alleanza tra dei figli e il loro Padre, basata sull’accoglienza e somiglianza al suo Amore. All’inizio dei versetti Giovanni ha corretto la scrittura, alla fine la smentisce affermando che “Dio nessuno lo ha mai visto”. Nel libro dell’Esodo è scritto che Mosè ed altri hanno visto Dio. Giovanni dice che non è vero. Essi hanno avuto esperienze spirituali di Dio. Pertanto limitate. Per cui la volontà di Dio che Mosè ha espresso è una volontà limitata alla sua esperienza. Solo il Figlio Unigenito, che è Dio, rivela Dio. D’ora in poi siamo invitati a centrare l’attenzione su Gesù, l’unico che conosce Dio e può rivelarci Dio. Tutto quello che l’uomo crede di sapere su Dio ora deve verificarlo ed esaminarlo in Gesù. Perché dirà Gesù: ”solo chi ha visto me ha visto il Padre”. L’annunzio di Natale che diventa Augurio è: poiché Dio è sceso verso gli uomini umanizzandosi, gli uomini non devono salire a Dio per divinizzarsi, ma devono umanizzarsi sempre più perché si manifesti il divino che è in loro.

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