Qui ed ora

“Non possiamo più rimandare, la nostra fede ci chiede onestà di sguardo”. Le parole di don Mimmo Battaglia, Arcivescovo Metropolita di Napoli, alla vigilia dell’ingresso ufficiale in Diocesi

Chiaro, diretto, semplice, lineare, mai banale. Quando si esprime, don Mimmo Battaglia, sa pesare bene le parole. Non parla mai a sproposito e soprattutto sa sempre di cosa parla.

Il neo Arcivescovo Metropolita di Napoli, sembra aver già portato una ventata di ottimismo e gioventù, a Largo Donnaregina.

Di origini calabrese, schivo e riservato ma al contempo decisionista e metodico, don Mimmo sa il fatto suo e nonostante non abbia ancora fatto il suo ingresso ufficiale in diocesi (è previsto per il pomeriggio di martedì 2 febbraio con la messa in Duomo), si muove già con destrezza ed ha lasciato intendere ai più, il suo modus operandi.

Ultimo tra gli ultimi, con gli emarginati, gli esclusi, i reclusi. Questa, la sua missio. Compito arduo e difficile, certamente, ma che il nuovo Arcivescovo di Napoli saprà affrontare al meglio.

Freschezza e gioventù, dunque, che si evincono anche dalla scelta del segretario particolare, don Antonio Macolino.

Poco più che trentenne, originario della provincia di Benevento (nativo di San Lorenzo Maggiore), don Antonio incarna lo spirito battagliano. Pacato, calmo, tranquillo, versatile.

Così si presenta il giovane presbitero, chiamato ad assolvere un compito difficile ed arduo, ma anche stimolante.

Una scelta in controtendenza, quella di Battaglia, a testimoniare il cambio di passo e di rotta che attende la curia napoletana.

Il dopo Sepe, è iniziato ancora prima di iniziare.

E ne è consapevole anche il Garante dei Detenuti Samuele Ciambriello, direttore responsabile di Linkabile.it, che ha raccontato al mensile diocesano Nuova Stagione, del suo primo incontro con monsignor Battaglia.

L’ho incontrato per la prima volta al carcere minorile di Airola e subito mi ha fatto una buona impressione. Quel suo fare mite, quel suo desiderio di valorizzare la dignità di ogni persona che incontrava, mi attirava. L’ultima volta che siamo stati insieme, è stata all’inaugurazione della palestra per i giovani ospiti del carcere di Airola. Don Mimmo – ha concluso Ciambriello – è un Pastore per una Chiesa povera e per i poveri“.

Parole importanti, che testimoniamo ancor di più, l’umanità e l’umiltà del nuovo Arcivescovo di Napoli.

Per l’ingresso ufficiale di martedì 2 febbraio, il copione sarà stravolto. Incontrerà i poveri, i malati, gli ultimi, prima dell’incontro con le autorità e prima della celebrazione in Duomo.

Ultimo tra gli ultimi, mite e compassionevole. Questo è don Mimmo Battaglia.

A Napoli, il nuovo corso, è già iniziato!

 

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