Economia e Welfare

Proposta “Tutela del rapporto tra detenuti madri e figli minori”. Per il Garante campano Ciambriello «il sì della Camera è un primo passo importante, ma bisogna adesso pensare anche a come garantire servizi e diritti»

«Non posso che esprimere il mio plauso per la prima approvazione alla Camera sulla proposta “Tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori”, firmatario per primo il deputato Dem Paolo Siano. Questo rappresenta certamente un primo passo e ritengo che la possibilità di allocare donne detenute e figli in case alloggio è sicuramente una risoluzione importante. Per me già dire detenute madri e minori in carcere è un ossimoro. Sapere che anche per loro è stata pensata un’alternativa, seppure solo il 5% dei detenuti italiani è di sesso femminile, è una notizia che fa tirare un sospiro di sollievo. Già qualcosa esiste per madri detenute e minori: una Legge del 1975 garantisce, per esempio, alle madri di vivere fuori dal carcere per l’assistenza di figli disabili sotto i dieci anni; tra l’altro questa Legge è stata oggetto di due pronunce della Corte Costituzionale, relatrice Marta Cartabia, che hanno eliminato il termine dei dieci anni, estendendo la possibilità a madre detenute di disabili di assisterli anche oltre i dieci anni», così il Garante campano dei diritti delle persone sottoposte a misura restrittiva della libertà personale, Samuele Ciambriello, che ricorda che in Italia gli ICAM sono in tutto 5, e uno di questi si trova in Campania, provincia di Avellino, dove attualmente vi sono 9 madri e 9 bambini. E che questo, almeno per chi dovrà scontare reati gravi, resterà comunque operativo.

Conclude il Garante campano: «Ritornando, però, alla proposta, non basta per loro una casa, intesa come alloggio familiare, ma è importante e necessario che ci sia un’assistenza scolastica e sanitaria e si trovino soluzioni di lavoro. Ad una detenuta dell’Istituto di custodia attenuata per detenute madri di Lauro e al suo bambino eravamo riusciti a trovare una sistemazione in una casa d’accoglienza, ma, dopo avermi ringraziato, mi ha comunicato che preferiva rimanere in Istituto, perché lì ha possibilità di lavorare e il figlio di frequentare l’asilo. Questa storia, a mio avviso, è emblematica, perché mi convince sempre più che, accanto alla civile abitazione, è fondamentale attuare servizi e garantire diritti».

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