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REFERENDUM 17 APRILE, L’ASSEMBLEA AL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CAMPANIA: GLI INTERVENTI DI BORRELLI E CIARAMELLA

Nel convegno di giovedì scorso sul referendum del 17 aprile, tenutosi al Consiglio regionale della Campania, agli interventi di Vincenza Amato e Gianluca Daniele sono seguiti quelli dei consiglieri Francesco Emilio Borrelli e Antonella Ciaramella, delegati dall’Assemblea del Consiglio.

«C’è un tema che secondo me – inizia Borrelli – non viene trattato ancora in modo approfondito, e cioè la pericolosità delle trivelle. I mass media, per esempio, non stanno parlando del fatto che in Tunisia, a poca distanza da noi, tutte le spiagge di una zona vicina a Lampedusa sono state invase da catrame e petrolio perché si è rotto un centimetro del sistema di pompa della trivella».

«È vero che noi continuiamo ad avere una società che si serve ancora del fossile, ma non è il futuro, e l’Italia è uno dei paesi che paradossalmente hanno investito meno in quella risorsa che ci rende quasi unici al mondo. Noi siamo tra quei paesi con la migliore esposizione al sole e al vento in tutto il mondo». E a questo punto ricorda che anche le energie rinnovabili hanno i loro inconvenienti, perché non esiste energia che non sia prodotta da sistemi ingombranti, e cita «la grandezza delle pale eoliche, la distesa fastidiosa dei campi fotovoltaici, però non esiste nessuna forma di produzione energetica che abbia zero problemi, e chi crede o propone un progetto del genere è un fanfarone. Esistono però delle scelte che possiamo fare. Possiamo scegliere un futuro con l’energia più pulita del pianeta e che durerà in eterno, o se vogliamo continuare a inquinare e distruggere, perché poi è inutile che si facciano le conferenze di Parigi dicendo che vogliamo abbassare i gradi della Terra quando sappiamo benissimo che questo tipo di inquinamento è dovuto prevalentemente all’attuale sistema energetico che esiste».

«Il governo ha commesso due errori per quanto riguarda la vicenda delle trivelle: il primo è stato non tenere in considerazione la base. Se la maggioranza dei presidenti e dei consigli regionali che hanno proposto questo referendum sono tutti di una parte politica che vota e sostiene l’attuale maggioranza di governo, bisogna ascoltare anche loro. Secondo me sarebbe stato molto più coerente dire che tutte le proposte di referendum fossero sbagliate, e quindi nessuna potesse essere accolta. Ma se poi ne accogli una parte, allora accoglie tutte. Penso che su questa particolare questione il governo si sia fatto influenzare da preconcetti, anziché andare nel merito».

«Non dobbiamo darci come obiettivo l’abolizione dell’uso degli idrocarburi, bensì una diversa composizione del mix energetico. Nessuno sta parlando di eliminare gli idrocarburi, anche se forse dovremo farlo un giorno per cause di forza maggiore, perché sono fonti esauribili». È così che inaugura il suo intervento Antonella Ciaramella, prima di entrare nel vivo della questione e specificare di che cosa parliamo quando affrontiamo l’argomento referendum. Ricorda che il quesito referendario vale solo per le trivelle site entro le 12 miglia dalla costa (circa 5 km), e che la quantità di petrolio e gas che ne ricaviamo è pari rispettivamente allo 0,9% e al 2% circa del fabbisogno nazionale, e si chiede che cosa comporta questo referendum in fatto di occupazione e posti di lavoro: «Dobbiamo preoccuparci di coloro che nei prossimi 20 anni, non per effetto del referendum, ma del cambiamento inevitabile del nostro stile di vita, saranno disoccupati. Vogliamo allora immaginare quali saranno nei prossimi 10 anni i lavori alternativi, e qual è la convenienza di sfruttare quella porzione di territorio che noi immaginiamo di voler destinare alla bellezza? E vogliamo essere cinici fino in fondo? Quanti posti di lavoro offre l’attività di smantellamento delle piattaforme?»

«Le concessioni possono essere oggetto di proroga, laddove c’è la convenienza a concedere delle proroghe. Un privato, a questo punto, potrebbe diventare proprietario, in maniera illimitata, di un demanio pubblico, cosa che non è consentita né dalla normativa europea né da quella italiana».

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