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ROSTAN(ART.1):”IL PROVVEDIMENTO SUL MEZZOGIORNO E’ INSUFFICIENTE,PARZIALE E SENZA CORAGGIO.”

Questa settimana la Camera dei deputati ha approvato il disegno di legge di conversione del decreto Mezzogiorno. Il provvedimento era stato già votato dal Senato nei giorni precedenti, quindi è ormai norma definitiva.
Si tratta di una legge che contiene alcune misure significative e che, invece, per altri versi appare parziale, manchevole, poco coraggiosa.
Il Mezzogiorno si configura come una grande questione politica aperta da decenni. C’è un ritardo nell’economia, nel lavoro, nelle infrastrutture, nei sistemi di vita, da cui ci si propone da sempre di uscire senza però che i vari provvedimenti, siano essi emergenziali, straordinari, occasionali, duraturi o provvisori, siano mai riusciti a produrre risultati significativi.
Ecco perché, se si parla di Sud, e di decreti d’urgenza, e di misure straordinarie, bisognerebbe quanto meno evitare di battere strade già battute, dal momento che, com’è noto, se ripeti la stessa ricetta dopo i fallimenti, con ogni probabilità tornerai a fallire.
Cosa fa il Governo con questa nuova norma sul Mezzogiorno? Crea una serie di strumenti di sostegno all’economia e li accompagna con norme varie, un po’ frastagliate. Manca, a mio parere, e a parere di Mdp, che ha votato la Fiducia ma ha indicato la sua voce critica su molti aspetti, un disegno organico, una visione d’insieme, una strategia per il Sud.
E’ quello che, in fondo, è mancato in tutti questi anni. Non singoli strumenti, più o meno efficaci, ma una vera e propria terapia d’urto.
Nella nuova normativa ci sono cose buone, come una sorta di riedizione del prestito d’onore, come le zone speciali, che consentono una economia di vantaggio ad aree che hanno invece svantaggi, ci sono norme di riequilibrio sulle università del Sud. Ma non c’è molto di più.
Su tutto non si vede l’inversione di tendenza. Ed è un peccato, perché gli indicatori economici ci dicono che il Sud, questa volta, potrebbe anche farcela. Il Sud, infatti, cresce. I dati Svimez prevedono un aumento del Pil del Mezzogiorno dell’1,1%, con la Campania che è la regione che cresce di più in Italia. Il 2,4% con un triennio tutto positivo.
Resta, però, il dato di un ritardo strutturale. Il Sud arriverà ai livelli di prima della crisi solo nel 2028. Il Centro Nord, invece, avrà annullato la crisi nel 2019. Quasi un decennio prima.
Al Sud mancano all’appello circa 400mila posti di lavoro, perduti con la crisi e non recuperati. Abbiamo poi il dato di una disoccupazione soprattutto giovanile e una situazione di redditi bassi e lavori precari che destabilizza profondamente la società.
Dal Sud, negli ultimi cinque anni, sono andati via 1,7 milioni di persone. E’ un quadro drammatico, che trova poco sollievo dagli indicatori positivi e che ancora invoca una terapia speciale, che il Governo, con questo decreto, dichiara di voler mettere in campo, senza poi farlo. Non finanzia un grande piano per il lavoro. Non vara un grande progetto di investimenti pubblici per la messa in sicurezza del territorio. Non investe su prevenzione, dissesto, bonifiche, riqualificazione. Non investe su servizi pubblici, nuove tecnologie, pubblica amministrazione. E’ più quello che non fa che quello che fa. Ne esce, infatti, un provvedimento insufficiente, parziale, soprattutto senza coraggio. Senza il coraggio della svolta. E il Sud, senza una svolta, non esce dall’angolo.

Michela Rostan, deputato Articolo Uno

 

 

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