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Sanità. Inchiesta Ospedale di Caserta

Le note vicende giudiziarie che stanno interessando alcuni tra politici, imprenditori, dirigenti e dipendenti, dell’AORN Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta, con presunti intrecci con la malavita organizzata, destano sempre più sconforto nei dirigenti medici e nei lavoratori del comparto della stessa Azienda estranei ai fatti. Per quest’ultimi essere additati come dipendenti dell’ “ospedale di Gomorra”, non è certo motivante per coloro che quotidianamente sono impegnati e si dedicano a salvare e curare vite umane. Tanto meno si può pensare che l’attuazione del nuovo piano aziendale, definito unilateralmente dall’attuale direzione strategica senza alcun reale confronto di merito con le parti sociali, possa cambiare le cose, atteso che esso si limita ad applicare direttive commissariali legate al principio della spending review, riducendo posti letto ed incarichi dirigenziali specialistici, mettendo in secondo piano, il fabbisogno assistenziale ed inspiegabilmente sbilanciato nell’attribuzione delle responsabilità a favore delle attività amministrative a discapito di quelle strettamente sanitarie. La rivoluzione potrebbe avvenire solo nel momento in cui il disegno della struttura rispondesse unicamente alla domanda di prevenzione e di assistenza richiesta dal territorio e l’attribuzione degli incarichi delle UOC, UOS/UOSD, dei coordinamenti e la ripartizione del personale seguissero un criterio di meritocrazia e trasparenza. In questi anni la gestione corrotta della sanità provinciale ha penalizzato in maniera violenta coloro che con dedizione lavorano nel settore, e soprattutto i cittadini che hanno visto drasticamente ridurre il proprio diritto alla salute ead un’assistenza di qualità, per effetto delle scelte, operate nelle attribuzioni di incarichi e di responsabilità, effettuate prevalentementesecondo il criterio balordo di premiare e mettere a capocoloro cheavevano più “conoscenze” e/o “appartenenze” o potevanoessere utili alla politica,piuttosto che quelli in possesso di spessore culturale e competenza. Per “cambiare verso” andrebbe dunque superato il concetto secondo il quale la salute pubblica possa essere merce di scambio per i propri affari ed, al contrario, bisognerebbe investire su coloro che lavorano per essa con abnegazione e qualità. I molti lavoratori onesti delle strutture sanitarie provinciali, ben felici che la lunga mano del malaffare si possa allontanare da esse, attendono da tempo questo cambiamento e si augurano che anche i cittadini partecipino attivamente per far prevalere su chi specula sulla sanità, fonte di immensi interessi, chi, invece, quotidianamente è impegnato,anche a costo di enormi sacrifici,a garantire la cura delle persone e  la salvaguardia loro vita. La CGIL, intanto, oltre a sollecitare ancora una volta, il Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera ad attivare con urgenza, se veramente ritiene di volere modificare le cose, un confronto di merito sulle questioni poste, comunica che con i propri legali, sta valutando insieme ai propri uffici legali, di costituirsi parte civile nei procedimenti penali che in questi mesi hanno interessato la sanità in provincia di Caserta.

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