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SENZA GIOVANI NON C’E’ CRESCITA NE’ FUTURO

di Nicola Cacace

La bella recensione di Marco Causi del libro di Giunta e Rossi “Che cosa sa fare l’Italia” su l’Unità , ha il merito di aver messo su basi serie un dibattito, che, iniziato anni fà – nel 2005 una copertina dell’Economist descriveva l’Italia come il malato d’Europa, era diventato argomento di lotta politica tra pro e anti governativi. D’accordo con Causi che “il malato ha anticorpi sufficienti per avviarsi a guarigione”, ad una condizione però, che tra le riforme non si dimentichi la più importante, quella per combattere la denatalità e l’invecchiamento .

Per cinquant’anni l’Italia era cresciuta a ritmi soddisfacenti pur senza aver fatto riforme importanti, a parte quella agraria -5% annuo negli anni ‘50 e ’6 0, 3% negli anni settanta, 2% negli anni ottanta e novanta. È dal 2000, venti anni dopo il crollo delle nascite, da 1 milione a mezzo milione l’anno, che anche il Pil crolla a livelli patologici, 0,3% annuo sino al 2016.

Il conseguente invecchiamento della popolazione si è accelerato con effetti negativi sia sulla domanda di beni e servizi, quella degli ultra 60 enni è la metà di quella dei giovani, spesa sanitaria a parte, sia sull’offerta, nel mondo le innovazioni sono fatte soprattutto dai giovani, si vedano le età dei creatori di Google, Microsoft, etc.. Giappone ed Italia sono i paesi più vecchi e a più bassa natalità del mondo, il cui Pil cresce meno da decenni al mondo, e con i più alti debiti pubblici (Giappone 240%) del mondo. E sono anche i paesi a più bassa quota di immigrati, 2% Giappone, 9% Italia.

Perciò le prime riforme per arrestare il declino sono quelle pro natalità, ridando ai giovani quelle certezze di futuro che disoccupazione e precariato hanno tolto e politiche intelligenti di immigrazione, almeno sino a quando le politiche di rilancio della natalità sortiscano effetti.

Un esempio di successo è la Germania che, pur essendo il terzo paese più vecchio del mondo, dopo Giappone ed Italia, con una politica generosa ed intelligente di immigrazione, ha oggi l’economia più forte d’Europa.

da L’Unità.it

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