Cultura

Una persona alla volta. Simonetta Gola , moglie di Gino Strada, ha presentato nei giorni scorsi, presso la libreria Feltrinelli di Chiaia, una biografia postuma del fondatore di Emergency, scomparso lo scorso agosto

Mi sono chiesta spesso se andare avanti, poi ho pensato che ora, più che mai serve dare una casa ad alcuni dei suoi pensieri perché non vadano smarriti: queste le parole di Simonetta Gola, moglie di Gino Strada, nel presentare, nei giorni scorsi, presso la libreria Feltrinelli di Napoli, la biografia postuma del fondatore di Emergency, scomparso prematuramente lo scorso 13 agosto.

Avevano intrapreso la stesura del libro insieme, un lavoro  quattro mani che li aveva vista impegnati, durante il loro soggiorno in Normandia, nel racconto di una storia straordinaria, nel racconto autobiografico di un medico che per tutta la sua vita aveva messo al servizio dell’umanità sofferente nei luoghi martoriati dalla guerra, le sue importanti competenze  nel campo della chirurgia, un uomo che con incredibile abnegazione era riuscito a salvare migliaia di vite umane, un visionario , il cui obiettivo era la difesa della dignità dell’individuo contro la sopraffazione del potere.

Poi la malattia e la scomparsa di Gino Strada, una corsa contro il tempo e la necessità di colei che aveva condiviso il suo progetto di vita di concludere e pubblicare il libro, “ Una persona alla volta” , edito Feltrinelli,uno scrigno che racchiude tutto il suo percorso di vita, dalla sua infanzia a Sesto San Giovanni, vissuta in ristrettezze economiche , ma in un’atmosfera familiare serena e gioiosa, al percorso di studi in medicina, intrapreso con crescente coinvolgimento e impegno, e, infine le missioni umanitarie, che si susseguirono negli anni, a partire dalla prima in Pakistan, quando la sua vocazione di chirurgo di guerra divenne sempre più evidente, fino alla Fondazione di Emergency nel 1994, fondazione umanitaria istituita per portare aiuto alle vittime civili delle guerre e della povertà, che ha consentito di costruire ospedali, centri chirurgici, centri pediatrici, ambulatori e centri di maternità in 19 paesi nel mondo.

L’utopia è solo qualcosa che ancora non c’è soleva ripetere, perché Gino strada era un visionario. Un visionario dunque, ma non un astratto sognatore, un uomo pragmatico che cercava sempre la risoluzione dei problemi fondamentali, di arrivare all’essenziale. Ed è così che lo ricorda sua moglie, Simonetta Gola, responsabile della comunicazione di Emergency.

Non un’autobiografia, un genere che proprio non mi appartiene, ma quello che ho capito guardando il mondo dopo tutti questi anni in giro”.E lui il mondo non lo aveva certo guardato da turista , ma sempre animato da una missione: restituire dignità alle vittime della guerra adoperandosi per ricomporre con le sue mani daesperto chirurgo i corpi dilaniati dagli ordigni, oppure attivandosi per costruire presidi ospedalieri negli angoli più remoti della terra.

Bisogna portare avanti i progetti di Gino Strada”, ha dichiarato la giornalista Amalia De Simone, che ha introdotto la presentazione del libro. Due le questioni fondamentali sulle quali oggi, più che mai sarebbe opportuno soffermarsi. In primo luogo riflettere sulla necessità di eliminare ogni tipo di guerra, poiché nessuna guerra è utile.”Tuttavia– ha sottolineato Amalia De Simone- lascia davvero perplessi che La Camera dei deputati abbia deciso , di recente di implementare del 2% la spesa militare, e che quest’ultima costituisca un terzo della spesa sanitaria in Italia”. La seconda questione , che stava davvero a cuore a Gino Strada è inerente alle diseguaglianze sociali che impediscono a tutti l’accesso alle cure mediche gratuite.

Molto toccanti i ricordi della giornalista legati alla sua permanenza di Gino Strada a Castelvolturno o durante la sua missione a Kabul  quando ebbe modo di visitare uno degli ospedali costruiti da Gino Strada per le donne partorienti: storie di donne in difficoltà, storie di bambini inermi, i cui piccoli corpi erano dilaniati da mine giocattolo sono il racconto raccapricciante che questa biografia ci consegna e che dovrebbe scuotere le coscienze. A questo proposito Amalia De Simone ricorda: “ Il 90% dei bersagli delle guerre sono civili dei quali il 34% è costituito da bambini”. Una dinamica raccapricciante che riguarda qualunque guerra, anche quella che oggi colpisce l’Ucraina.

Un delirio di violenza che non si placa e che miete tutt’ora vittime tra gli innocenti, un delirio collettivo che ci inorridisce e dal quale Gino Strada  ci aveva messo in guardia.

Sarà perché ho toccato con mano l’atrocità della guerra, ma sono convinto che ogni tentativo di regolarla sia un’illusione, la guerra non si può umanizzare. La guerra si può solo abolire”.E ancora : “Nel mondo atomico in cui viviamo– sosteneva- non possiamo più permetterci la guerra. Ci troviamo nelle condizioni in cui ancora non è successo niente, ma se qualcuno schiacciasse quel maledetto bottone, un secondo dopo sarebbe già successo tutto. L’umano ha creato e testato  su altri esseri umani la possibilità di autodistruzione. Immaginare un mondo senza guerre è il compito più ambizioso  che la specie umana si possa dare. Pensare, disegnare, attuare le condizioni che facciano diminuire il ricorso all’uso della forza  e della violenza  di massa è la scommessa più grande che ci si attende”.

Parole vibranti che risuonano come una sinistra profezia oggi che l’umanità paventa la distruzione totale del pianeta nell’eventualità che, sciaguratamente siano usate, estremizzandosi i conflitti in corso,armi atomiche.

A noi non resta che raccogliere l’eredità morale di Gino Strada nel veicolare messaggi di pace e auspicare che il suo monito, il suo esempio ,siano accolti dai potenti della terra , prima che sia troppo tardi.

 

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