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Whirlpool-Indesit: l’azienda conferma i 1350 esuberi

Rivedere il piano industriale della Whirlpool-Indesit. E’ questo l’obiettivo del tavolo di confronto del Mise, tra i rappresentanti dell’azienda statunitense, i sindacati di categoria e il governo. L’incontro iniziato il 27 aprile proseguirà il 5 e poi l’8 maggio. “Siamo soddisfatti, è stato un primo incontro aperto e concreto” ha detto la Whirlpool. Il colosso americano ha confermato i 500 milioni di investimenti e i 1350 esuberi annunciati, ma anche la disponibilità a onorare l’impegno di non procedere a licenziamenti unilaterali sino alla fine del 2018, nel rispetto del “Piano Italia Indesit 2013”. “Siamo disponibili – hanno detto i rappresentanti dell’azienda americana – ad esplorare tutte le soluzioni e gli strumenti per minimizzare l’impatto sociale del piano”. I sindacati, intanto, hanno chiarito che se non ci sarà una revisione, si arriverà allo scontro. “Acquisiamo da governo e azienda che il piano presentato è un punto di partenza,  ma la Whirlpool deve rivedere la sua posizione sugli annunci di chiusure e licenziamenti” ha commentato il segretario della Fim nazionale, Marco Bentivogli.

La Indesit fu comprata da Vittorio Merloni nel 1984 e fusa con l’ Ariston, azienda di famiglia. Con 16 mila dipendenti e 14 stabilimenti divenne ben presto il secondo gruppo europeo del settore. Nel 2008 cominciò la crisi. Il fatturato progressivamente scese e gli eredi Merloni trascinarono i loro contrasti interni fino all’ottobre del 2014, allorché decisero di cedere Indesit alla americana Whirlpool per oltre il 60%. La storica fabbrica di elettrodomestici, già nel 2013, aveva sottoscritto un’intesa con i sindacati impegnandosi a rinunciare a qualsiasi licenziamento fino a tutto il 2018. Il gruppo Usa, già nel marzo scorso, aveva parlato di oltre 1500 esuberi, tutti in cassa integrazione. Nell’aprile di quest’anno la Whirpool ha tolto la maschera ed ha dichiarato che lo stabilimento di Carinaro (in provincia di Caserta) sarà chiuso insieme al Centro Ricerche di None, nel torinese, e l’impianto di Albacina (AN) sarà accorpato a quello di Melano (AN).

I sindacati sono scesi sul piede di guerra. Blocchi stradali e manifestazioni si sono succedute, il premier Renzi ha aperto un tavolo di trattativa con la Whirlpool. L’azienda americana però continua a non rivedere le proprie decisioni. La posizione degli statunitensi è che gli esuberi sono 1350 e che tale sacrificio sul piano occupazionale sarà compensato da investimenti per 500 milioni, nell’ottica di una strategia di lungo periodo da parte dell’azienda. I sindacati hanno ribadito che gli accordi del dicembre 2013 sul mantenimento dei posti di lavoro, vengono oggi ridotti a carta straccia, che il tradimento delle promesse diventa ancora più insopportabile in un’area critica, già fortemente deindustrializzata come quella meridionale. Il governo ha parlato di “fulmine a ciel sereno”, in particolare il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, ha manifestato la propria ferma contrarietà difronte agli atteggiamenti della speculazione estera nel fare shopping di aziende italiane, di grande valore storico e produttivo, a tutto discapito della occupazione. La “cannibalizzazione” di Indesit ha provocato sconforto tra i cittadini dell’area geografica interessata, colpita nel suo polmone industriale. Questa popolazione infatti è legata ad una realtà lavorativa che con il suo indotto ha rappresentato per decenni una risorsa nell’economia del territorio.

Anche il Cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe, ha voluto fare sentire la propria vicinanza e solidarietà agli abitanti di Carinaro, paese che tra l’altro lo ha visto nascere. Ha incontrato le maestranze dello stabilimento Indesit-Whirlpool e ha testimoniato la vicinanza e la solidarietà della Chiesa e sua personale nella difesa del posto di lavoro. “Sono nato a Carinaro – ha detto Sepe – e, come uomo di chiesa, non potevo non essere qui con voi a esprimere la mia vicinanza per una vicenda che mi fa ribollire il sangue nelle vene. Faccio appello alle istituzioni perché facciano il proprio dovere “. Oltre ai sindacati, anche le forze politiche di maggioranza e opposizione sono intervenute nella questione con ripetuti comunicati di sdegno, auspicando trattative miranti ad impedire questa nuova tragedia nel mondo del lavoro.

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