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BERLUSCONI, SALVINI, MELONI E LA CORSA DELLA DESTRA ALLE ELEZIONI

Sono già cinque anni che continuiamo a dirci che Berlusconi è finito, e da altrettanto tempo continuiamo a parlarne. L’affermazione contiene pur qualcosa di vero in sé, perché dopo vent’anni in cui il leader di Forza Italia ha dominato la scena politica italiana, appare chiaro che non può più concorrere alla carica di premier. Quanto al fatto che sia finito, ciò implicherebbe che il suo potere decisionale sia inferiore alle dimensioni di una noce, e sarebbe una baggianata.

Con le comunali sempre più vicine, il caso di Roma diventa un esempio lampante di quanto abbiamo detto. Quelli che sembravano gli accordi iniziali tra FI, la Lega e Fratelli d’Italia sono andati a monte quando gli ultimi due hanno deciso di schierare (e di schierarsi) in campo con Giorgia Meloni candidata a sindaco della capitale. A puntare su Bertolaso è rimasto solo l’ex cavaliere, con i suoi compagni di partito. Ma nemmeno tutti, in verità, se si considera che alcuni nomi di non poco peso come Toti e Gasparri sperano ancora che si possa convergere verso una scelta unica.

Ecco perché l’affermazione di cui sopra è in parte vera e in parte no. Un tempo era il Carroccio ad andare dietro a Forza Italia, tanto che si può dire senza sbagliare che la sua ascesa politica sia iniziata proprio grazie all’azione di traino esercitata dalla figura di Berlusconi. Non che non si siano aiutati a vicenda, ma inizialmente l’ago della bilancia segnava decisamente il vantaggio dell’ex presidente del Consiglio. Oggi, invece, Salvini e Meloni non ne vogliono sapere di sentire il nome di Bertolaso (e nemmeno gli si può dar torto), e affermano con sicurezza che la loro porta, per Berlusconi, sarà sempre aperta, ma dalla loro posizione non si smuoveranno di un solo centimetro.

Eppure resta il problema dei voti. Forza Italia non ha più la forza attrattiva di un tempo, e Fratelli d’Italia a quei livelli lì non c’è mai arrivato; quanto alla Lega, il suo prestigio non è poi così alto su tutto il territorio nazionale, specialmente al centro e al sud. Oggi come oggi, il centrodestra ha bisogno di una coalizione tra i suoi tre nomi principali per accaparrarsi la vittoria alle elezioni, una coalizione che in tempi non sospetti ha già dimostrato di poter dare i suoi frutti – il caso di Toti nominato governatore in Liguria – mentre divisi, ahiloro, la battaglia è tutta in salita.

Rinunciare a candidare Bertolaso e appoggiare invece Giorgia Meloni, significherebbe, per FI e per Berlusconi, fare un passo indietro e dimostrare a tutti che è vero quel che si dice da cinque anni, e che il berlusconismo è un capitolo chiuso definitivamente. Da parte loro, Meloni e Salvini sono consapevoli di dover andare dritti per la loro strada, come hanno deciso di fare già alcuni anni or sono, da quando hanno messo le ali e hanno cominciato a volare da soli. Tutti e tre, però, sanno anche benissimo che hanno bisogno l’uno dei voti degli altri, altrimenti PD e M5S restano obiettivi visibili solo col cannocchiale. E si sa, a nessuno piace perdere.

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