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Con la legge 4 agosto 1977, n. 517, tutto è cambiato. Ecco perchè a settembre suona la prima campanella scolastica.

Siamo al conto alla rovescia. Tra pochi giorni si riparte!

Mercoledì 11 settembre migliaia di alunni, studenti, insegnanti, personale ausiliario torneranno ad animare le circa 860 scuole sparse in tutta la provincia (la data di inizio non è uguale su tutto il territorio nazionale ndr): dalle scuole dell’infanzia a quelle Superiori. Migliaia le famiglie coinvolte per il “rito” del Primo giorno di scuola che, comunque lo si guardi, rappresenta un punto di passaggio tra un prima e un dopo, la chiusura di una stagione e l’apertura di un tempo nuovo e anche per questo porta con sé speranza e timori. Se è vero che, come qualcuno afferma, il sistema scolastico è uno degli indicatori della qualità di un Paese, possiamo dire che in Italia “resiste” nonostante la precarietà in cui la politica da tempo (colpevolmente) lo costringe.

Da anni la Scuola deve sopportare e poi gestire riforme, mezze riforme, aggiustamenti in corsa, pseudo riforme, riforma della riforma approvate dai vari governi che si sono susseguiti, il più delle volte senza che i vari attori che frequentano gli ambienti scolastici fossero minimamente consultati e ascoltati. Certo la scuola è un mondo difficile perché complesso, dove coabitano idee, spinte, esigenze, passioni diverse e talvolta contrapposte. Anche in questo senso è uno spaccato significativo della nostra società e, se non altro per questo, dovrebbe essere considerato con un’attenzione tutta speciale.

La precarietà in cui la scuola è costretta è, per fortuna, spesso superata o perlomeno nascosta, dalle tante eccellenze “ordinarie” delle donne e uomini che la abitano. “Ordinarie” perché tanti ragazzi e ragazzi o genitori o insegnanti o dirigenti o collaboratori scolastici considerano normale spendersi al massimo, al di là di quanto previsto e richiesto per l’ambiente che, per molta parte dell’anno, è un po’ la loro “seconda casa”. Certo, c’è anche chi non fa neanche il minimo previsto, ma per fortuna le eccellenze non sono una rarità e rappresentano la vera speranza per la Scuola e per il nostro Paese. Sì perché in quelle aule si costruisce il futuro dell’Italia, il nostro futuro. Basterebbe questa consapevolezza. che non è né di destra né di sinistra, per capire che qualsiasi esecutivo dovrebbe davvero mettere la scuola tra le prime tre priorità sulle quali investire con decisione, in modo stabile, condiviso e lungimirante.   Bisogna dire,  una cosa che forse non tutti conoscono . Il primo giorno di scuola non è iniziato sempre a settembre: di mezzo c’è una legge e un evento che ha cambiato la storia della scuola. Infatti,  gli studenti italiani al loro primo giorno di scuola si chiamavano Remigini perché iniziavano la scuola nel giorno, appunto, di San Remigio. Prima del 1977, infatti, il nome degli studenti d’Italia era legato al santo che si festeggiava il 1 ottobre: settembre era infatti il mese dedicato agli esami di riparazione, che all’epoca ancora erano presenti nell’ordinamento scolastico del paese, e l’inizio della scuola avveniva nel corso del mese successivo.

Con la legge 4 agosto 1977, n. 517, tutto è cambiato. Nel testo, all’art.11, si legge infatti: Il Ministro per la pubblica istruzione, sentito il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, ogni tre anni, entro il 31 dicembre, determina con suo decreto il calendario scolastico per i vari ordini di scuola fissando la data di inizio e il termine delle lezioni rispettivamente tra il 10 e il 20 settembre e tra il 10 e il 30 giugno. Entro il 30 giugno devono svolgersi anche gli esami di licenza ed idoneità nella scuola elementare e media e quelli di idoneità negli istituti e scuole di istruzione secondaria superiore ed artistica.   

Se fino al 1977 la scuola iniziava infatti il 1 ottobre, lasciando agli studenti la possibilità di godere degli ultimi scampoli d’estate, ora l’inizio ad ottobre è prerogativa esclusiva degli universitari. La scuola inizia infatti sempre prima, e quest’anno i primi studenti d’Italia torneranno sui banchi già l’11 settembre.  Sarà il primo giorno per gli alunni delle scuole della Basilicata, della Campania, dell’Umbria e del Veneto. In Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Sicilia, provincia di Trento e Valle d’Aosta, invece, si torna giovedì 12 settembre. Non sono pochi i ragazzi che si godranno per intero le prime due settimane di settembre, tornando a scuola solo a pochi giorni dall’inizio dell’autunno. Lunedì 16 settembre si aprono i cancelli degli istituti in Abruzzo, Lazio, Emilia-Romagna, Marche, Molise, Toscana, Liguria, Calabria, Sardegna. I ragazzi della Puglia, infine, saranno gli ultimi a sedersi di nuovo di fronte alla lavagna. Per loro e’ tutto rimandato a mercoledì 18 settembre.  In questi giorni a tutti arriva quel pizzico di nostalgia per quegli anni dove quella grande istituzione fungeva da seconda casa. Con la consapevolezza di essere grati per la crescita non solo culturale che si ha avuto ma anche personale. Per tutti questi motivi e molti altri ancora, che ciascuno di noi si porta nel cuore magari come ricordo dei tempi in cui ciascuno ha abitato un’aula, un cortile, una scuola, esprimiamo la nostra simpatia a tutti gli abitanti del microcosmo scolastico. Noi ci impegneremo a fare concretamente il tifo per la ‘nostra’ scuola, perché se migliora lei, migliora il Paese. Buon anno scolastico!

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