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Convegno giustizia riparativa. Ciambriello: “Il sovraffollamento carcerario è una pena accessoria che offende il diritto e la dignità umana. Ripartiamo dalla giustizia riparativa.”

La giustizia riparativa è un approccio consistente nel considerare il reato principalmente in termini di danno alle persone. Da ciò consegue l’obbligo, per l’autore del reato, di rimediare alle conseguenze lesive della sua condotta. A tal fine, si prospetta un coinvolgimento attivo della vittima, dell’agente e della stessa comunità civile nella ricerca di soluzioni atte a far fronte all’insieme di bisogni scaturiti a seguito del reato. Oggi al Tribunale di Napoli si è tenuto il convegno “Giustizia riparativa, una giustizia senza processo”  promosso dall’Associazione Demetra e  dall’Unione Italiana Forense, si è discusso tanto su tale tema. Ad aprire il convegno non è mancato l’intervento dell’Avv. Elisabetta Rampelli, presidente dell’Unione Italiana Forense. “Bisogna formulare dei percorsi formativi in tema di Giustizia Riparativa verso i soggetti professionali coinvolti e coinvolgibili: operatori del trattamento, magistrati, avvocati, di carattere tanto informativo che professionalizzante, mirato in particolare a coordinare riparazione e mediazione penale con il sistema penale-processuale” Ha così esordito il garante delle persone private della libertà personale, il professor Samuele Ciambriello. “Senza una giustizia riparativa, ci troviamo di fronte a un intreccio di norme che crea spesso oscurità che trasparenza, un abbaglio collettivo che fa aumentare le pene senza accelerare i tempi della giustizia. Un populismo sociale e penale. E intanto il sovraffollamento carcerario è una pena accessoria che offende il diritto e la dignità umana.” Ciambriello ha poi fatto riferimento sul ruolo del coinvolgimento della comunità circostante e più in generale, della pubblica opinione. Anche attraverso i lavori socialmente utili o di pubblica utilità. ” Il ruolo del coinvolgimento della comunità circostante e più in generale, della pubblica opinione, va calibrato e modulato sulla base della specificità dei contesti, della risonanza effettiva degli eventi, del vissuto degli eventi nell’intorno sociale. Occorre sensibilizzare e “coscientizzare” la percezione sociale.  Tanti i presenti al convegno, dove sono intervenute varie figure, tra le quali avvocati, psicologi e assistenti sociali. Presente anche la Presidente dell’associazione Demetra, Avv. Mariarosaria Baldascino. “Bisogna incentivare programmi con la partecipazione di un’intera equipe che dia la possibilità alla vittima di poter partecipare ad un programma che li veda attori, ugualmente protagonisti di un procedimento di riparazione. Questo perché un reato viene visto come un’offesa della persona e quindi tra le premesse delle 72 direttive c’è la numero 46, che unisce in se vari concetti chiave.” Sono stati trattati vari temi durante la giornata come la vittimizzazione secondaria, l’Art9 che parla del sostegno psicologico che deve esser dato alla vittima durante il processo di mediazione. Particolare intervento è stato anche quello dell’avvocato penalista Antonio Ferdinando De Simone che ha fatto riferimento al problema dell’interpretazione personale delle leggi, problema che determina un mal funzionamento della leggi italiane.

 

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