CHE SUCCEDE DOPO GENOVA NEL PAESE E NEL PD? CHE COSA SI DEVE FAR PERDONARE LA SINISTRA SENZA POPOLO?

Che succede dopo Genova? Dopo Genova non servono capri espiatori, serve ricucire, non strappare. C’è una spinta che viene da Genova, lo spirito di solidarietà, la voglia di farcela, una speranza per ripartire, la solidarietà attiva, sono una grande lezione di civiltà italiana. Eppure, come dice il politologo Adinolfi c’è qualcosa, nel modo in cui si è mossa l’opinione pubblica dopo i fatti di Genova,” che assomiglia più alla costruzione di un alibi, che non a una meditata riflessione sulle strategie da adottare.” Intanto il Governo anzichè imboccare scorciatoie pericolose, dovrebbe far di tutto per accellerare l’iter degli accertamenti e della giustizia. Io mi auguro che giustizia e verità non si trasformino in chimere irrangiungibli o in un risentimento giustizialista.

Anche dopo Genova nessuno ha i titoli per dare lezioncine agli altri. Sono giorni di pena, di dolore ed emozione, anche per “noi che abbiamo visto Genova”, per dirla alla Paolo Conte. Come noi ci specchiamo in quel ponte? Colpiscono le divisioni politiche, le lacerazioni, il linguaggio che i Governativi usano. Colpisce il risentimento verso il PD e la sinistra, colpevoli di essere rimasti attaccati al passato. Il PD, sembra il partito del Passato e del Governo ad oltranza. C’è in giro da mesi un istinto tra la folla che spinge a trovare il colpevole.

Mi colpisce altresi che c’è ancora tra deputati e dirigenti, ex ministri e sgovernanti del PD ,e del suo recinto di sinistra, chi si stupisce di quanto invisi siano i suoi uomini e le sue donne, che continuano ad andare anche in tv. Si deve avere il coraggio di cambiare persone e sigle, programmi e messaggi e liberarsi da zavorre e vizi etico-politici che sono, oggi, alla base dell’antipatia del popolo. I soliti peccati della sinistra senza popolo! Resta anche a sinistra del PD l’aristocratica supponenza di chi crede di essere sempre dalla parte giusta o la supponenza di chi non ha nulla da imparare. Le divisioni sono letali.

Mi ha incuriosito ed apprezzato l’appello di Massimo Cacciari e di altri intellettuali per mettere in campo un fronte, che, in vista delle elezioni europee del 2019 contrasti le istanze sovraniste e demagogiche. Iniziative per contrastare la deriva di idee e civiltà a cui assistiamo ogni giorno. E se si vuole passare dal pensiero all’azione, emerge il problema di una rappresentanza politica senza la quale un appello come questo rischia di diventare un urlo che strozza in gola. Non se ne può più di grandi ego, divisivi, meschini e letali che ci hanno condotto al presente.

Serve radicamento territoriale e visioni illuminate per evitare che il nostro Paese sia dissociato e senza fiducia. Al di là delle sue colpe specifiche, la colpa del PD è di aver perduto e di essersi perduto e aver dimenticato che senza il desiderio di migliorare l’uomo si fermerebbe.Il partito deve ricollegarsi alla società, capire che gran parte del successo di Lega e Mov5stelle si deve alla capacità di comunicare dei suoi laeder. Ha ragione il segretario del Pd di Genova Pandolfo:” ora il PD è sinonimo di potere, per liberarlo serve ascoltare la strada, i bisogni reali della comunità.”

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