Detenute donne, numeri bassi non possono significare bassa attenzione. E ancora bambini in carcere!

Le donne detenute in Italia  sono 2365, in Campania sono 336. Solo i quattro per cento delle persone recluse in Italia sono donne. Numeri bassi non possono significare bassa attenzione.
Solo una piccola percentuale riesce a scontare la propria pena in uno dei quattro istituti
esclusivamente femminili (Trani, Pozzuoli, Roma-Rebibbia e Venezia-Giudecca), la restante è
distribuita tra circa cinquanta sezioni femminili ricavate all’interno di carceri maschili. A Pozzuoli si contano 153 presenze su 107 posti disponibili. E c’è pure una sezione per donne con problemi psichici.
Le donne che entrano in carcere sono comunque segnate da un contesto di grave marginalità
sociale, riflesso nel tipo di reati per cui vengono incarcerate. Spesso i reati per i quali vengono più
frequentemente condannate sono: reati legati al patrimonio, alle droghe o reati contro la persona.
Particolare attenzione merita la questione relativa alle detenute madri in carcere. Senza dubbio la
reclusione delle detenute con i propri figli conduce all’inevitabile paradosso di dover scegliere
tra diritti fondamentali, tra pena della madre e libertà del minore.
È chiaro che in questo contesto così delicato, vittime indiscusse sono i bambini che, oltre a
subire la perdita degli affetti esterni, sono “prigionieri senza colpa”; e costretti a vivere l’infanzia
in condizioni diverse rispetto ai coetanei.
Viene da pensare ad una sorta di sbilanciamento tra l’interesse punitivo dello Stato e la tutela dei
suddetti diritti, cioè il diritto alla maternità e il diritto a un’infanzia serena. A tal proposito seppur
la legge n. 62 del 2011 prevede misure alternative al carcere per le madri (ICAM e case-famiglia
protette) con figli di età inferiore o, al più, uguale ai sei anni, salvo esigenze eccezionali, la cui ratio
è evitare che i bambini affrontino i primi anni di vita dietro le sbarre, tuttavia, non ha sortito gli
effetti desiderati.
Lo scopo del provvedimento era quello di favorire gli arresti domiciliari e la creazione di case famiglia protette, mentre la soluzione più utilizzata rimane quella degli ICAM, ossia un’istituzione
carceraria a tutti gli effetti seppure attenuata.
Attualmente ne esistono 5: Torino, Milano, Venezia, Cagliari e Lauro in Campania.
In Campania abbiamo l’ICAM di Lauro, dove,  vi sono:
11 donne di cui 5 straniere, 6 italiane, e 13 bambini.

Potrebbe piacerti...