PARRESIA E FIGLIOL PRODIGHI NEL PD.L’AGORA’

Parresia:”libertà di parola, schiettezza,franchezza”,tutti a voler,nel PD,parlar chiaro, tutti a reclamare libertà di parola sfrenata, ma pochi,pochissimi ad ascoltare, con umiltà e con cuore aperto. Dopo le,Primarie nessuno vuol andare alla guerra, ma tutti pronti a mettere i puntini sulle “I”. Ora tocca a Renzi ricucire la ferita e lo strappo. La campagna elettorale amministrativa può essere l’occasione per riscoprire un nuovo impegno dal basso. Tutti a dire che la rottamazione non si può nascondere sotto il tappeto,che spetta ai giovani l’azione riformatrice,ma nessun reduce sottopone a giudizio le antiche posizioni e i suoi vecchi retaggi. Tanti sono pronti, eurodeputati, parlamentari, consiglieri regionali ad attivare percorsi critici,a sbattere la porta,ad uscire dal partito,”troppo angusto nelle correnti e proiettato al centro. Non c’è democrazia e trasparenza”. Molti insulti hanno superato le proposte.
Tutti a raccontarci che parlano chiaro,ma nessuno è disponibile ad abbassare il volume,nessuno che si considera figlio prodigo: “mi alzerò ed andrò da mio padre e dirò:padre ho peccato contro il mondo e contro di te,non sono più degno di essere chiamato tuo figlio.” Quasi nessuno a fare autocritica.  La domanda è coraggiosa e un filino retorica.a che punto siamo con la formazione politica, con i progetti? Come riformare la democrazia e rinnovare la politica? Occorre ripartire dai territori e dal nuovo “civismo”.  Quelli che si augurano una rigenerazione profonda della terza metropoli italiana devono battere il populismo e le divisioni interne al PD. Deporre le armi,abbassare i toni non è reato, è un imperativo etico e sociale. E’ un lavoro lungo che chiede perseveranza e sistema di ascolto. E’ necessario ricominciare a fare politica dal basso,riprendendo l’idea dell’Agorà

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