SANTA TERESA DI CALCUTTA:”LA PICCOLA MATITA NELLE MANI DI DIO.” UNA DISPONIBILITA’ DI MISERICORDIA E COMPASSIONE. UNA CHIESA POVERA E PER I POVERI.

In pieno Giubileo della Misericordia, Papa Francesco proclamò santa “la piccola matita nelle mani di Dio”. Instancabile operatrice della carità, rese visibile al mondo la povertà che segnava le strade di Calcutta e restituì dignità a chi non l’aveva. “Messaggera dell’amore cristiano”: la definisce così il suo biografo don Lush Gjergji.Il 4 Settembre 2016, Papa Francesco ha canonizzato Madre Teresa di Calcutta, ricordando di lei la strenua difesa della vita e della dignità che Dio aveva dato a chi si lasciava morire ai margini delle strade.

Ad agosto, quando papa Francesco all’Angelus ha spiegato la grandezza del «Magnificat», è stato proprio impossibile non ripensare a Madre Teresa, della quale il prossimo 5 settembre ricorreranno i ventitre anni dalla morte. Durante la sua vita, “madre” Teresa, è stata ammirata come icona universale di misericordia e di compassione per i più poveri, i più deboli, gli emarginati. Era semplice, umile, ma una vera mistica. Pensavo al Magnificat,perché il Magnificat è «un canto di lode a Dio – ha spiegato il Pontefice – che opera grandi cose attraverso le persone umili, sconosciute al mondo, come Maria stessa, come il suo sposo Giuseppe, e come anche il luogo in cui vivono, Nazareth». Già, l’umiltà. «Le grandi cose che Dio ha fatto con le persone umili! – ha esclamato papa Bergoglio – Le grandi cose che il Signore fa nel mondo con gli umili, perché l’umiltà è come un vuoto che lascia posto a Dio. L’umile è potente, perché umile, non perché forte. È questa la grandezza dell’umile, dell’umiltà».

Il 4 settembre 2016, nel proclamarla santa, papa Francesco diede voce al pensiero di milioni di persone, cattoliche e non: continueremo a chiamarla semplicemente “madre Teresa. Martedì 5 settembre, la piccola matita di Dio, sarà festeggiata dai credenti e nel giorno della sua festività capiremo che l’unico criterio di azione è l’amore libero, gratuito, disinteressato, svincolato da ogni ideologia. Uno stile da adottare nelle scelte decisive della nostra vita, come anche nei piccoli gesti di vita quotidiana.

“I thirst” (ho sete), c’è scritto sul crocifisso della Casa Madre e in ogni cappella – in ogni parte del mondo – di ogni casa della famiglia religiosa di Madre Teresa.
Questa frase, il grido dolente di Gesù sulla croce che le era rimbombato nel cuore la fatidica sera della “seconda chiamata”, costituisce la chiave della sua spiritualità.

Ha convertito tanti, anche personaggi famosi, alla comunione con l’umanità, ha avuto un atteggiamento inclusivo con le altri fedi religiose, ha insegnato ai potenti come avere la pace nel cuore e la purezza d’azione. Madre Teresa un giorno disse alla principessa  Diana:” Se vuoi salvare i tuoi figli fai conoscere loro la povertà, portali a dare affetto a chi è disperato, a chi soffre. Accompagnali sotto i ponti del Tamigi, dove dormono i senzatetto al freddo…” Qualcuno sostiene che Diana lo fece davvero.

Ecco il Magnificat, una disponibilità di misericordia e compassione, di “sia fatta la volontà di Dio,” di condivisione.Roba da grandi santi. Però, se non possiamo essere come Madre Teresa, almeno dovremmo imparare a provarci, nel nostro piccolo, in ogni piccolo gesto d’amore quotidiano, non nei grandi gesti eroici.

In vista dell’imminente quinta “Giornata internazionale della Carità”, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2012, che viene celebrata dal 2013 il 5 settembre di ogni anno, giorno della ricorrenza della morte di Madre Teresa di Calcutta, vorrei richiamare tutti gli operatori e volontari delle strutture e servizi sia diocesani che parrocchiali , tutte le persone di buona volontà, tutti coloro che fanno politica per passione e non per mestiere, a riflettere su questa significativa Giornata.

 

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