SIAMO TUTTI ANNA FRANCK. FUORI FASCISTI, ANTISEMITI E RAZZISTI DA STADI E STRADE. NON BASTA L’INDIGNAZIONE OCCORRE FARE QUALCOSA IN PIU’.

Come sia possibile che Anna Frank sia considerata un modo per offendere? La quindicenne ebrea tedesca morta nel lager di Bergen Belsen nel 1945, con addosso la maglietta della Roma,viene utilizzata in modo oltraggioso, anche con scritte antisemite di ogni tipo, nella curva Sud dello stadio Olimpico dai tifosi della Lazio. Ennesima vergogna del calcio ad opera di un gruppo di ultrà, paradossalmente squalificati per razzismo e fatti accomodare in un’altra curva, a dispetto del buon senso e della legalità. La curva Nord della Lazio era chiusa ai tifosi per razzismo, per gli ululati contro alcuni calciatori del Sassuolo. Gli ultrà della Lazio non avrebbero dovuto esserci allo stadio, erano stati bocciati anche i ricorsi della società Lazio. Le  loro adesso sono lacrime di coccodrillo visto che i loro sostenitori erano recidivi. Questo non è calcio, questo non è sport. Fuori fascisti ed antisemiti dagli stadi e dalle piazze,, fuori i razzisti dagli stadi. Il nuovo modello di sicurezza negli stadi consente ai presidenti di ritirare l’abbonamento ai soggetti indesiderati;farlo con i razzisti sarebbe un bel segnale, sarebbe una rivoluzione.

Purtroppo è una parte della società che sta diventando ricettacolo di razzismo, antisemitismo e xenofobia. Gli episodi che avvengono negli stadi sono inqualificabili, ma sono il segnale che una parte malata c’è, va guarita, va fatta informazione e prevenzione, non sminuire, anche su giornali e mass-media tali episodi:”sono pochi sconsiderati!” Ed anche tanti titoli di giornali non aiutano, anzi molte volte fomentano odio e discriminazione razziale.

A fatti del genere bisogna rispondere con durezza, sono atteggiamenti inqualificabili. Chi non ha memoria, non ha futuro.

Ma perché Anna Franck’? Perché questa quindicenne che non ce la fa a sopravvivere fino alla liberazione? Grazie a lei intere generazioni hanno compreso cosa sia stato il nazismo, cosa abbia significato vivere nascosti, avere una vita spezzata, essere deportati in un campo di concentramento. Il suo Diario ci appartiene. Siamo tutti, un po’ Anna Franck.

È una cosa vergognosa che si arrivi a strumentalizzare anche la figura di una vittima innocente. Se hanno letto il diario di Anna Frank  hanno coscienza e lo hanno messo nel contesto di quello che è stata la Shoah e quel periodo storico dovrebbero vergognarsi ancora di più.
Stiamo sottovalutando l’antisemitismo risorgente in diversi modi. Non è possibile dimenticare ciò che è avvenuto soprattutto usando il nome, la storia e il dramma di Anna Frank in questo modo. Penso veramente che bisogna vergognarsi, che l’unica parola è: vergogna.

Il calcio scende in campo contro l’antisemitismo: su tutti i campi di gioco sarà letto un brano del «Diario di Anna Frank» prima dell’inizio delle partite con un minuto di riflessione. Lo ha deciso la Federcalcio d’intesa con l’Ucei, l’Unione delle comunità ebraiche italiane: verrà applicato in serie A, B e C. La Lega di serie A ha anche disposto che i capitani delle squadre impegnati nel 10° turno di campionato regalino una copia del libro, insieme a quella di «Se questo è un uomo» di Primo Levi ai bambini che tradizionalmente li accompagnano sul terreno di gioco.  Che non sia una rappresentazione solo mediatica, ma un’occasione vera di bene contro la banalità del male. E’ necessario fare un passo in più, un passo in avanti.

‘Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità’“. (dal Diario di Anna Franck)

 

 

 

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