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#freenipplesday, tutte senza reggiseno per sostenere Carola

Tutte senza reggiseno, che si vada al mare, al lavoro o a fare shopping. Sabato 27 luglio sarà il #freenipplesday, una giornata dedicata alla solidarietà nei confronti di Carola Rackete, la capitana della Sea Watch 3, criticata per essere andata in procura senza indossare il reggiseno. L’idea è nata da due ragazze di Torino, Nicoletta Nobile e Giulia Trivero: il loro obiettivo è quello di sostenere e promuovere il diritto delle donne di vestirsi come desiderano, senza dover essere giudicate per questo.

Tutte le donne di tutto il mondo sono invitate ad aderire, per trasmettere un messaggio forte e chiaro: non mettere il reggiseno è una scelta personale, che non ha nulla di scandaloso o contestabile. «Nel momento in cui il dibattito politico viene oscurato per l’ennesima volta, e la delegittimazione degli argomenti viene perpetrata tramite l’umiliazione e la censura del corpo femminile, proponiamo una giornata in cui affermare il diritto di non indossare un reggiseno senza per questo essere presi meno sul serio», spiegano Nicoletta Nobile e Giulia Trivero, che frequentano la scuola di teatro di Ert – Laboratorio permanente per l’attore e che hanno creato una pagina dedicata all’evento su Facebook. «Tutti potranno unirsi senza distinzione di sesso e genere. Sì, cari uomini, in quel giorno anche voi potrete sentirvi liberi di non indossare quello stretto e scomodo strumento e tuttavia potervi esprimere senza essere giudicati»: Quello il #freenipplesday rivendica è «la necessità di un dibattito fondato su argomenti concreti», e non su critiche e atti di prevaricazione sul corpo femminile».

Dopo le polemiche su Carola, «siamo rimaste sconvolte e sconfortate. Abbiamo deciso di muoverci e organizzare qualcosa che però non doveva essere violenta ma spontanea e naturale, come lo è non indossare il reggiseno. Una scelta che ogni donna può fare, non c’è scandalo e non c’è volgarità», spiegano a Repubblica le promotrici del #freenipplesday. L’iniziativa vuole essere un modo «per dire che non ci importa dei tentativi di spostare l’attenzione, e che oggi siamo consapevoli che il dissenso diventa torto per la veemenza con cui si incita all’odio, facendo appiglio sul senso comune».

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