Approfondimenti

Il tartufo italiano alla conquista di Expo a Dubai 2020

Il tartufo è conosciuto fin dai tempi più antichi: per il fatto di nascere e crescere sottoterra è sempre stato considerato misterioso e sono nate molte leggende su esso.

In epoca romana il tartufo era molto apprezzato per il suo gusto ed aveva un prezzo elevato proprio a causa della sua rarità, dovuta alla sua difficile reperibilità: le prime ricette di piatti a base di tartufo si ritrovano nel “De re coquinaria”, opera di Marco Gavio detto Apicio che fu un celebre gastronomo vissuto ai tempi dell’imperatore Tiberio.  Durante il Medioevo il tartufo venne indicato come cibo del demonio e bandito da ogni dieta: si credeva infatti che fosse velenoso, e questo dipendeva dal fatto che poteva crescere in terreni dove si trovavano nidi di vipere, utensili di ferro arrugginiti o addirittura cadaveri o carcasse: fu nel Rinascimento che il tartufo venne non solo riscoperto, ma che divenne addirittura un grande protagonista delle mense aristocratiche, basti pensare che nel 1500 Caterina dè Medici portò alla corte di Francia il tartufo bianco che cresceva nel Castello Mediceo di Cafaggiolo a Barberino di Mugello.

“Il tartufo ha un sapore inconfondibile: c’è chi lo ama e chi non ne sopporta l’odore, c’è chi non può farne a meno e chi meno ne usa e meglio è. C’è pure chi lo abbina ad ogni piatto e chi, invece, non ne usa nemmeno una briciola.” Per tutti coloro che di tartufo ne sanno poco, ma ne mangiano tanto, diciamo subito che bianco o nero non è l’unica distinzione da fare. In effetti, contrariamente a ciò che si pensa in genere, alcuni tipi di tartufo nero sono molto pregiati, e vengono usati anche nelle migliori cucine. Non solo: il tartufo è anche un prodotto di cui l’Italia va particolarmente fiera, anche perché le qualità di tartufi che si trovano in diverse regioni della nostra penisola ci rendono famosi davvero in tutto il mondo.

Proprio per questo, rilanciare la candidatura del tartufo a portabandiera della cucina Made in Italy nel mondo all’Expo Dubai del 2020. E’ con questo obbiettivo che nasce un patto di buon gusto e di valori tra Cia-Agricoltori italiani, il ministero delle Politiche agricole e l’Accademia italiana del tartufo.

Due i testimonial d’eccezione piemontesi per conquistare l’attenzione dell’evento mondiale, il presidente nazionale di Cia-Agricoltori italiani, Dino Scanavino e il cantautore Giorgio Conte, entrambi astigiani, nominandoli rispettivamente socio ad honorem e amico dell’Accademia. Accanto a loro, le nuove nomine degli “ambasciatori” Luca Miliffi per l’Austria, Alberto Sermoneta per Dubai, Cina e Giappone e dei fratelli Angelaccio per il Molise. Il tutto con la professionalità dello chef Ugo Alciati, in un ventaglio di proposte gastronomiche dominate dal tartufo bianco delle Langhe e delle Marche. “Il tartufo è principe della cucina e arte della tavola – osservano Giuseppe Cristini e Davide Feligioni, rispettivamente presidente e direttore dell’Accademia – adatto a soddisfare i palati universali, dal mite vegano all’esigente gourmet, dall’appassionato ricercatore al turista curioso. Un valore che intreccia i temi ambientali con i principi di una nuova cucina che racconta cultura”. 

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