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Iniziate le vaccinazioni con AstraZeneca, ma la partenza è a rilento

Le Regioni: ‘Superare le incertezze’. Il Ministero: ‘Il richiamo dopo 12 settimane’.

Parte a rilento la campagna di vaccinazione con Astrazeneca: le prime 249mila dosi consegnate all’Italia sono state tutte distribuite ma le somministrazioni non sono ancora cominciate.

Solo poche Regioni inizieranno mentre la maggior parte definirà il programma nel fine settimana o ancora più avanti. Un weekend che dovrebbe coincidere con la prima scelta ‘operativa’ del presidente incaricato Mario Draghi, se avrà sciolto la riserva e giurato al Quirinale: prorogare o meno il divieto di spostamento tra le Regioni, che scade il 15 febbraio e che coincide con la riapertura degli impianti sciistici.

Alla base della falsa partenza ci sono sostanzialmente una serie di nodi politici irrisolti, come conferma la nota delle Regioni al termine della riunione della Commissione salute con la quale si chiede un “tavolo tecnico paritetico” al ministro uscente Roberto Speranza per “sgomberare il campo dalle incertezze che stanno creando difficoltà all’andamento della campagna”. Ma ci sono anche problemi organizzativi, visto che ogni regione sta andando per conto suo, che confermano quanto lo stesso Draghi ha sottolineato nei colloqui con i partiti: la necessità di rivedere tutta la logistica e la gestione della campagna vaccinale, anche in vista del prevedibile aumento delle dosi destinate al nostro paese nelle prossime settimane, e di far finalmente partire la piattaforma informatica e il call center per la gestione delle prenotazioni e il monitoraggio in tempo reale dell’andamento delle somministrazioni.

Le “indicazioni precise” chieste dalle Regioni al ministro, spiega il coordinatore della Commissione e assessore alla Salute del Piemonte Luigi Icardi, sono tre: sull’uso di Astrazeneca sulle persone over 55 e senza patologie, sull’acquisto da parte dell’Italia di vaccini in autonomia rispetto agli accordi con l’Europa e sulla data di somministrazione della seconda dose”. Su quest’ultimo punto il ministero ha risposto con la circolare pubblicata oggi con la quale l’Aifa raccomanda che la seconda dose sia somministrata “idealmente nel corso della 12/a settimana (da 78 a 84 giorni) e comunque ad una distanza di almeno 10 settimane (63) giorni dalla prima dose”. Nella circolare si sottolinea inoltre che, non essendoci dati disponibili sull’intercambiabilità del siero con altri vaccini, “i soggetti che hanno ricevuto la prima dose” di Astrazeneca, “devono ricevere la seconda dose” dello stesso farmaco “per completare il ciclo di vaccinazione”. Anche sulla possibilità di utilizzare il siero per le persone oltre i 55 anni senza patologie l’Aifa ha già risposto, il 2 febbraio: “sulla base dei risultati di immunogenicità e dei dati di sicurezza, il rapporto beneficio/rischio di tale vaccino risulta favorevole anche nei soggetti più anziani senza fattori di rischio”.

Posizione alla quale si aggiunge la precisazione arrivata dagli esperti dell’Oms che ne hanno raccomandato l’utilizzo anche per le persone con oltre 65 anni. Quanto all’acquisto di vaccini in autonomia rispetto all’Ue – rilanciata anche oggi da Luca Zaia e dal governatore del Piemonte Alberto Cirio – il governo ha difeso più volte la scelta fatta. Come la stessa Commissione Ue, che ad una domanda specifica sulla volontà di alcune regioni italiane ha ricordato come gli stati membri “siano d’accordo a non avviare negoziati paralleli”: “la base della strategia Ue – ha detto un portavoce – è di negoziare insieme e non in parallelo, perché questo rimetterebbe in questione la forza e l’efficacia della nostra strategia”. Il dato certo è che la vaccinazione con Astrazeneca – destinato agli appartenenti alle forze di polizia e armate, al personale scolastico e a quello delle carceri – è ancora al palo. E tra giovedì e venerdì arriveranno altre 292.800 dosi, che saranno consegnate entro il fine settimana. La prima a partire dovrebbe essere la Toscana, già nelle prossime ore: in 24 ore tutte le 15.400 dosi arrivate sono state prenotate. Parte anche il Piemonte, con forze dell’ordine e polizia municipale, e il Lazio, dove però le dosi non saranno destinate alle categorie del piano quanto piuttosto a concludere la vaccinazione dei medici liberi professionisti e degli altri professionisti sanitari under 55 anni.

“Troppa confusione, occorre una parola definitiva da parte di Aifa e del ministero – ha detto l’assessore alla Salute Alessio D’Amato – è necessario non spaccare le categorie lavorative, si crea un discrimine e si rallenta la vaccinazione”. A breve dovrebbe partire anche la Liguria, con i transfrontalieri, mentre il Veneto stabilirà solo nel fine settimana il programma per la somministrazione puntando a vaccinare fin da subito anche i servizi essenziali. Tutte le altre sono ancora indietro.

Ansa

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