Cultura

La fotografia narrazione di impegno

Sabato 15 marzo 2014, alle 18.30, presso Arterrima Contemporary House Gallery, al Corso Trieste 167 di Caserta, sarà inaugurata la mostra personale, “Four rooms: a sud del mondo”, del fotografo Giovanni Izzo, curata da Matteo De Simone, psicoanalista ordinario e responsabile culturale dell’Associazione Italiana di Psicoanalisi (A.I.Psi.). L’evento è un omaggio a uno dei più grandi fotografi italiani ed al lavoro che svolge da anni sul tema della migrazione. Izzo è infatti il fotografo che ha meglio documentato l’insediamento della comunità africana nell’entroterra campano.

La mostra si declina in quattro tematiche, una per ogni stanza, ognuna con un presentatore: “Architettura” Raffaele Cutillo architetto, “Domitiana finis terrae” Lucio Saviani filosofo, “Matres” Matteo De Simone psicoanalista e “Affetti” Anouck Vecchietti Massacci traduttrice.

Izzo ritrae gli umili, gente lontana dai riflettori e racconta di fame, di dolore e di miseria, ma anche di occasioni di riscatto e giorni di festa: nascite, matrimoni, morti, abusi, gioie di questo popolo migrante che si è installato in una terra di nessuno sognandola come una nuova Africa, una terra promessa per una nuova genesi. La sua narrativa fotografica è carica di una forza che colpisce chiunque la osservi, aldilà di qualsiasi differenza sociale e culturale; il suo lavoro consente la costituzione di uno spazio intermedio ove l’occhio dell’osservatore incontra l’opera e la poetica dell’autore ma anche la ragione e il sentimento del soggetto ritratto, che siano persone o cose.

La fotografia di Giovanni Izzo non è pura documentazione: è narrazione che diventa empatia, è impegno umano. Un fotografo dunque che non si nasconde dietro la sua macchina ma, anzi, la usa come strumento di dialogo e di introspezione, con il rispetto e l’umiltà necessaria e fondante per incontrare e lasciarsi incontrare, nel rispetto delle differenze, alla ricerca delle similarità, di una possibilità di uno scambio.

La narrazione di Izzo procede per i territori degli affetti profondi con tutte le loro vicissitudini; le sue foto sono percorsi senza timore ma con la necessaria levità e perseveranza nel rispetto della dignità di ognuno e della ricerca di un senso lì anche dove sembra predominare un non-senso.

Se la fotografia e il fotografare permettono di scoprire il lato oscuro del mondo, dando rappresentabilità alle emozioni, espandendo il sogno e l’immaginario, per far questo è importante esercitarsi a pensare e Giovanni Izzo è un testimone di questa ricerca. Il bianco/nero è il suo campo di specializzazione e la sua formazione con esperienze pittoriche a contatto con i grandi maestri gli è stata di grande aiuto. Le sue pose, i suoi toni, caldi e sfumati, le sue inquadrature sono un qualcosa di inconfondibile che rende le sue produzioni dei veri e propri capolavori. Giovanni Izzo è uno dei maggiori fotografi italiani: la sua fotografia è imponente, umana, delicata, compassionevole, ma allo stesso tempo non concede tregua, il fotografo interroga e tenta di raccontare l’umano. Le sue fotografie sono un coro di sogni, delusioni, rabbia, felicità, stupore, lacrime e gioia. “Per me la fotografia è un atto costitutivo della conoscenza che cerco di portare oltre i limiti del mostrare e del raccontare”.

La sua opera è mossa da passione, compassione e pietà. E’ uno sguardo umano che non offende, ma contempla. A volte denuncia, forte, senza compromessi, dura. Ma anche e soprattutto uno sguardo umano che fa trasparire e traspirare la possibilità della speranza. Una speranza di cambiamento, di unione di popoli e culture, di popoli che sono stati e sono migranti, un tempo gli italiani, ora gli africani.

 

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