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LA TRAGEDIA DI ALDO NARO E LE VERITA’ NASCOSTE.. DOPO 2 ANNI A PROCESSO 70 TESTIMONI

E’ proprio di questi giorni la notizia della conclusione dell’ultimo procedimento delle fasi preliminari per l’uccisione di 2 anni fa, del giovane 25enne palermitano Aldo Naro nella Discoteca Goa, che vede coinvolti piu’ di 70 persone come testimoni, e che nel rito ordinario vedra’ a processo alcuni tra i personaggi che sono stati coinvolti nell’uccisione del giovane medico palermitano, tra cui il buttafuori minorenne che materialmente ha ucciso con un calcio alla nuca il giovane Aldo (gia’ condannato a 10 anni ), altri responsabili della sicurezza ed il gestore della discoteca. Una storia che ha toccato l’opinione pubblica 2 anni orsono, precisamente il 14 Febbraio di quel maledetto Carnevale 2015, dove il neolaureato intento a festeggiare con amici e fidanzata alla Discoteca Goa, trovava ignaro il suo immeritato Joe Black nei meandri piu’ oscuri e inaspettati di un ibrido prive’, dove lo sliding doors vuole che tra un cappello di cowboys rubato dai nemici di turno si consumi la tragedia, che dopo 1 anno si rivelera’ non un colpo accidentale del minorenne buttafuori  sfociata in una normale rissa nei confronti del ragazzo di San Cataldo, ma di un vero e proprio agguato, legato a rapporti interpersonali pregressi e mai chiariti, fra coloro che hanno partecipato all’aggressione. Dalle indagini siamo di fronte ad una storia tipicamente infame,  fatta di omerta’ e ostacoli alle indagini, dove chi e’ morto nell’anima per la perdita del proprio caro, deve rimboccarsi le maniche e lottare per cercare un barlume di verita’ in questa triste vicenda che un senso non ce l’ha ancora. Aldo era un ragazzo come tutti noi, pieno di sogni, speranze, appena laureatosi in medicina con tanta voglia di spaccare il mondo e dare un senso alla propria vita; proprio il suo essere troppo sognatore, lo ha portato probabilmente ad incontrare la morte. . Cio’ che si desume dalla vicenda e’ la totale assenza di valori e di regole morali, una crudelta’ assolutamente inspiegabile, una malsana abitudine di risolvere i propri disagi attraverso azioni punitive che tolgono gratuitamente la vita ad un ragazzo perbene, di cui la stessa  e’ stata troppo breve per succhiarla in tutta la sua essenza. I social network in questo caso, (bisogna sottolinearlo)  hanno dato un contributo di solidarieta’ non indifferente, una forte partecipazione di supporto alla famiglia, un forte riconoscimento al team work morale in ricordo di un ragazzo come noi, che purtroppo non potra’ mai sorprendersi della Presidenza Americana di Trump o del miracolo Leicester vittorioso in  Premier League con a capo quel perdente di allenatore come Ranieri, ma sarebbe sicuramente contento della straordinaria partecipazione e senso civico che ha coinvolto milioni di persone, toccati da questa immane tragedia.

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