Cultura Spettacolo

Le cinque rose di Jennifer, pièce teatrale dal finale sconcertante

Il dettaglio delle cinque rose che si trovano all’interno di un vaso e che Jennifer stringerà poi al petto prima di compiere l’insano gesto è forse sfuggito a più di uno spettatore, ma a più di uno spettatore è sfuggito soprattutto il motivo per cui lo compie questo insano gesto. Ma andiamo con ordine. Jennifer è un travestito (drag queen diremmo oggi ma la vicenda si svolge alla fine degli anni 70) che, in attesa di una telefonata dal suo amante che non arriverà mai, trascorre la giornata a rispondere, causa guasto della rete telefonica, a telefonate non destinate a lei ma ad altri abitanti del quartiere, anche essi per la maggior parte travestiti, e ad ascoltare la radio di quartiere che trasmette canzoni italiane in voga in quegli anni, canzoni interrotte dalle dediche degli abitanti stessi e dalle edizioni straordinarie del giornale radio che dà continui aggiornamenti su uno spietato serial killer che miete vittime proprio tra i travestiti del quartiere. Ma chi è lo spietato killer? Anna, ovvero uno dei travestiti che si reca più volte a casa di Jennifer prima nella speranza di poter ricevere una telefonata destinata a lei e poi per sfuggire a un uomo (il serial killer?) che avrebbe ucciso la sua gatta? O è la stessa Jennifer il serial killer che sta uccidendo gli abitanti del quartiere? E Anna esiste davvero, o è una proiezione mentale di Jennifer? E Jennifer si suicida perché pentita degli omicidi che ha commesso o perché vinta dalla solitudine e dalla disperazione? E le canzoni trasmesse alla radio, gli omicidi del serial killer, erano reali o erano anche esse elucubrazioni mentali di Jennifer? Chi può dirlo. A differenza di altri testi di Annibale Ruccello, in particolare Ferdinando, questo è molto più criptico, di stile pirandelliano per certi versi, e deve essere lo spettatore a costruirsi una sua verità. Resta una pièce straordinaria  diretta e interpretata magistralmente, al Sannazaro di Napoli, da Geppy Gleijeses assieme a Lorenzo Gleijeses.

Raimondo E. Casaceli

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