Approfondimenti

LE UNIONI CIVILI E LA FIDUCIA ALLA CAMERA: A MALI ESTREMI, ESTREMI RIMEDI

Lo avrete sentito, il governo ha ottenuto la fiducia alla Camera sulle unioni civili, con 372 sì, 51 contrari e 99 astenuti. «Un giorno di festa» per Matteo Renzi, «per chi si sente finalmente riconosciuto. Per chi vede dopo anni che gli vengono restituiti diritti talmente civili da non aver bisogno di altri aggettivi» – come scrive sul suo profilo FB – e un traguardo storico per la stampa estera che ci guarda, sebbene in tempi non sospetti fu proprio la stampa estera a dire che il ddl Cirinnà, senza la stepchild adoption, rimaneva un disegno annacquato.

Ebbene sì, manca il capitolo fondamentale delle adozioni, a cui le parti in causa hanno dovuto rinunciare (per ora), ed è stato difficile ingoiare il rospo. Già sarebbe stato brutto se il testo fosse stato privo della stepchild in partenza, ma inserirlo per poi farlo sparire in fase di votazioni e battibecchi è stato ancora più amaro. Le polemiche piovono a dirotto, e si sapeva che sarebbe successo. Chi si agita in piazza, chi si indigna sulla rete, chi sbraita ai microfoni alla tv, è facile trovare qualcuno che si lamenti di questo stralcio che non poteva passare inosservato.

Magari sapete pure che la votazione alla Camera è stata preceduta da una discussione tra parlamentari che contestavano l’abuso di potere di questo governo e annunciavano indispettiti che la legge non avrebbe avuto il loro voto, perché le leggi vanno discusse, e poi discusse, e discusse ancora. Il problema è che non si capisce fino a quando c’è tempo per discutere. Quello dell’Italia era scaduto già da un pezzo.

È inutile che il Movimento 5 Stelle e le forze politiche di destra rinfaccino al PD di voler costringere il parlamento all’approvazione di una legge da cui mancano punti e norme di non poco conto, perché è per colpa dei loro continui rimbalzi a furia di emendamenti che il ddl Cirinnà è stato mutilato. È anche inutile che si tiri in ballo l’obbligo di fedeltà, altra casella che è stata espunta per quanto riguarda le unioni civili, visto che il disegno di legge originario lo prevedeva.

Accusare il PD di espunzioni di cui non è responsabile, rimproverare il PD di aver fatto ricorso a misure estreme per approvare il provvedimento a tutti i costi, non cambia il fatto che il PD sia il principale, se non addirittura l’unico, artefice di questo traguardo. Alle coppie italiane eterosessuali e omosessuali che si vedono finalmente attribuiti i diritti alla casa, alla reversibilità, all’eredità, alla possibilità di essere riconosciute come coppie anche agli occhi della legge, a queste coppie non interessa nulla delle modalità di voto.

A loro non interessa se qualche movimento avrebbe voluto rivedere il ddl ancora un po’. Forse avranno prestato attenzione alle modalità di discussione in aula ma, tutto sommato, a conti fatti sul piatto della bilancia peserà soltanto il risultato raggiunto. E, politicamente parlando, quando si tratterà di andare alle urne, forse si ricorderanno di chi ha votato contro e chi a favore.

È vero, sarebbe stato più gradevole se il governo non fosse ricorso alla fiducia, ma sarebbe stato ancora meglio se avessimo evitato la lunga trafila dei decenni di inutili rimpalli, rimandi, i Dico, i Pacs, i Family Day e le speranze che intanto marcivano sotto il peso dei continui dinieghi. Che poi, se vogliamo dirla tutta, vien pure da chiedersi se la discussione avrebbe mai avuto fine.

Perché, diciamocelo, il Movimento 5 Stelle avrebbe smesso un giorno di trovare scuse per votare una legge che viene dal PD? E la parte cattolica del parlamento, avrebbe mai cambiato idea riguardo alle unioni omosessuali? Non credo. Ha ragione Renzi quando dice «se uno deve perdere i voti per una battaglia giusta li perde». Meglio ancora, si potrebbe dire a mali estremi, estremi rimedi.

Potrebbe piacerti...