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L’ITALICUM TORNA IN AULA: MA CHI VUOLE DAVVERO CAMBIARLO?

L’Italicum torna alla Camera, dopo l’approvazione di una mozione di Sinistra Italiana. Si apre di nuovo l’acceso dibattito sulla Riforma Elettorale approvata nel 2015 che prevede, nei suoi punti cardine, il premio di maggioranza alla lista (e non più alla coalizione) che raggiunge il 40% dei voti, il ballottaggio tra le prime due liste se nessuno delle due dovesse raggiungere la maggioranza richiesta e una soglia di sbarramento al 3%, oltre che alla discussa divisione del Paese in 100 collegi plurinominali con designazione del capolista ”bloccato”.

Il Movimento 5 stelle, spalleggiato dai recenti sondaggi, non vuole saperne di riaprire il discorso. Posizione quantomeno discutibile, visto che l’Italicum era considerato, poco tempo fa, un pasticcio renziano. Ma adesso da nemico, la riforma elettorale del Pd potrebbe trasformarsi in un alleato inaspettato dopo le vittorie di Roma e Torino. Per Di Maio: ”Le priorità del Paese sono altre”. Duro l’attacco del leader Beppe Grillo: ”Renzi ora vuole cambiare le carte in tavola perché ha paura di perdere. Un baro da due soldi e con la coda tra le gambe”. Così il M5s sul blog di Beppe Grillo in un post in cui commenta: non è possibile “cambiare la legge elettorale per cercare di evitare l’inevitabile. Non si può fermare il vento con le mani. Quando il M5s sarà al governo la legge elettorale sarà ancorata alla Costituzione per evitare che i partiti possano cambiarla quando fa comodo a loro”.

“I 5 stelle prima attaccano l’Italicum, poi lo difendono – ha detto Andrea Romano, parlamentare del Partito Democratico – Fanno tutto da soli, dei veri pagliacci, canne al vento. Un giorno vogliono uscire dall’euro e dall’Europa, il seguente si rimangiano tutto. Fanno gli acrobati, un salto mortale avanti e subito uno indietro. Tutto opportunismo e zero idee. Benvenuti al circo a 5 stelle”.

Chi si aspettava dunque un appoggio dei 5 stelle per riscrivere la Riforma, su tutti la minoranza Dem. con Bersani in primis, è rimasto deluso. Ma all’interno del Partito Democratico restano forti i dubbi sul rimettere mano o meno alla Riforma. Luigi Zanda, capogruppo al Senato, dichiara: ‘‘Io sarei molto prudente, sarebbe la prima volta che si modifica una legge elettorale che non è stata mai sperimentata. Miglioramenti ci possono sempre essere ma bisogna mettere sul piatto anche tutte le conseguenze”. Ettore Rosato, frena gli entusiasmi: ‘‘Quella che sarà discussa a settembre “è soltanto una mozione. L’iniziativa di Sel è rispettabile ma non è uno strumento per cambiare la legge elettorale. Tra l’altro l’incostituzionalità, oggetto della mozione, è un problema che per noi non c’è. Con l’Italicum abbiamo costruito un impianto solido, che garantisce la governabilità e la rappresentanza e che risolve quei problemi che anche oggi possiamo rivedere in Spagna. Detto questo, non abbiamo mai negato il dialogo”.

E mentre dentro Forza Italia fanno discutere le parole di Confalonieri che invita Berlusconi a collaborare con il governo sulle riforme, arrivano anche le indiscrezioni di Repubblica che attribuiscono al ministro Angelino Alfano l’intenzione di aprire una crisi di governo dopo il referendum in assenza di una revisione dell’Italicum che preveda l’introduzione del premio di coalizione.

Chi fa davvero sul serio?

 

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