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Manovra sulle pensioni: Draghi contro i sindacati

Secondo quanto riportato da Ansa, l’incontro di Draghi con i sindacati non ha prodotto i frutti sperati, in particolare sul nodo pensioni.
Ecco quanto evidenziato da Linkabile.

Ieri 26 ottobre, il premier ha ricevuto i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil a palazzo Chigi. Per il governo hanno partecipato il ministro dell’Economia, Daniele Franco, il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e il ministro della Pa, Renato Brunetta, con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli.

Il percorso sarà graduale, ma si tornerà al sistema ordinario delle pensioni disegnato dalla legge Fornero.

E’ una doccia fredda, per Cgil, Cisl e Uil che chiedevano una riforma complessiva delle pensioni.

Potrebbe arrivare domani in Consiglio dei ministri anche il ddl sulla concorrenza. Secondo quanto si apprende da diverse fonti di governo si starebbe cercando di chiudere in queste ore il testo per portarlo domani alla riunione che dovrebbe varare anche la manovra.

I sindacati sentenziano che l’incontro non è andato bene:
“Non c’è accordo sulle pensioni ma anche sugli ammortizzatori sociali e sul taglio delle tasse, che temono sbilanciato in favore delle imprese. Dopo il varo della legge di bilancio, valuteranno le modalità di una “mobilitazione”.

Quindi, sciopero generale?

“Se giovedì il governo confermerà questa impostazione valuteremo iniziative unitarie di mobilitazione, risponde Landini.
Ma i saldi della manovra, già indicati a Bruxelles con il Dpb, non possono – afferma il governo – cambiare. Anche se il ministro Renato Brunetta, che dopo l’uscita di Draghi prova a fare il mediatore in una riunione in cui – raccontano – i toni si fanno via via più accesi, spiega che porterà al premier la valutazione di alcuni aspetti concreti, non escludendo neanche nuovi incontri. Il ministro ai segretari confederali porta una proposta di nuove risorse per la Pa.

Quanto alla fase transitoria dopo Quota 100, il governo continua a proporre un meccanismo graduale.

La Lega propone una mega-uscita a 63 o 64 anni nel solo 2022, per rinviare un intervento più complessivo al prossimo governo. Ma sarebbe una misura “elettoralistica”, viene obiettato. Serve un meccanismo graduale, a partire dalla proposta di Quota 102 e Quota 104, secondo il ministro dell’Economia. Allora si faccia “quota 41”, rilancia Matteo Salvini, che propone al governo di fissare l’età minima di 62 anni, con 41 di contributi.

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