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Movida napoletana, il divertimento va regolarizzato non eliminato

Continua incessantemente la polemica riguardante i famigerati “baretti” di Chiaia, la zona a ridosso della centralissima Via dei Mille, scenario della movida partenopea. Gli ultimi giorni di festa hanno acuito enormemente l’eterna diatriba esistente tra i responsabili delle attività commerciali, i bar e, i residenti esausti dal continuo baccano che popola quella zona. La mattinata del 24, infatti, ha registrato un’enorme affluenza di giovani, che hanno invaso le strade antistanti ai vari bar per festeggiare allegramente la Vigilia di Natale. Da qui è scaturita l’ennesima protesta dei residenti che hanno denunciato la situazione, sollecitando l’intervento delle forze dell’ordine. Secondo gli abitanti del quartiere molti bar non avrebbero rispettato le regole, collocando casse per ascoltare musica al di fuori dei locali, non considerando i decibel consentiti per legge. Hanno, inoltre, recriminato il totale caos che ha popolato tutte quelle stradine nella giornata della Vigilia, fino a notte fonda. Ad aumentare l’esasperazione dei residenti sarebbe stato un falso allarme di una sparatoria, dato la notte del 26 dicembre, che ha generato il panico totale.

Dall’altro lato ci sono, poi, i responsabili delle diverse attività commerciali, i vari “baretti” della zona. Anch’essi difendono la loro posizione, spiegando che non sarà un simile accanimento nei loro confronti a risolvere il problema. Addirittura sembrerebbe che i vari titolari abbiano deciso di ingaggiare a spese loro i vigili urbani necessari a pattugliare la zona per garantire la sicurezza. Secondo la delibera N°5 del Comune di Napoli del 19 marzo 2012, infatti, i soggetti privati hanno la possibilità di pagare servizi aggiuntivi della polizia locale. Così i responsabili dei bar hanno deciso di beneficiare di quest’opzione, segno che da parte loro c’è sicuramente la volontà di far rispettare le regole. Regole necessarie tra l’altro per una pacifica convivenza con i residenti e coesistenza di tutte le attività del quartiere.

La situazione, però, attualmente è di “guerra”, i residenti dal canto loro minacciano azioni legali e denunce, perché vivono una situazione che non riescono più a tollerare, come ha spiegato l’avvocato Anton Emilio Krogh in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno: «Il 24 ci siamo chiusi in un negozio, atterriti. Guardavamo la folla oltre i vetri e una volta in più ci siamo resi conto che la questione movida è del tutto sottovalutata». I “baretti” dall’altra rivendicano la volontà di proseguire le loro attività, nel rispetto delle regole, come ha detto Dario Loiacono titolare del Jazzie Bar nella suddetta intervista: «Ci vuole un po’di tolleranza, sia residenti che bar rappresentiamo la realtà del quartiere. Il buon senso deve essere un imperativo da rispettare, il livello della musica bassa, un orario di chiusura giusto e sulla raccolta differenziata ci stiamo lavorando». In entrambi i casi, comunque, si parla del rispetto delle regole. C’è però chi, tra i residenti, è più drastico e propone la chiusura di tutti i bar. Una soluzione che non risolverebbe assolutamente il problema, perché lo stesso fenomeno si ripresenterebbe in un’altra zona, il divertimento, infatti, non può essere liminato alla radice, ma va regolarizzato. E’necessario riuscire a far rispettare le norme ai frequentatori della zona, aumentare le forze dell’ordine per un controllo più ramificato e limitare gli schiamazzi notturni. Perché se è pur vero che la zona è meta anche di cattive frequentazioni, le stesse cattive frequentazioni s’incontrano ovunque in città, l’unica soluzione sarebbe quindi, vietare le uscite, stabilire un coprifuoco, ma la scelta sembra più somigliare a un regime dittatoriale, che a un semplice controllo.

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