Cultura

Napoli, Convegno “ Violenza di genere e politiche di genere: I care – l’etica della cura

Napoli, in una splendida cornice della basilica Reale papale di San Francesco di Paola, una tra le più celebri chiese è la più importante della penisola italica del periodo neoclassico. Situata al centro del lato curvo della maestosa piazza del Plebiscito, la piazza più grande della città di Napoli di fronte a palazzo Reale, di testimonianze archeologiche, spirituali, architettoniche e storiche, Retta dai Frati Minimi e dal Rettore P. Mario Savarese, neo vicario provinciale che ha fatto gli onori di casa ringraziando i gentili ospiti e le autorità intervenute..

In questa particolare cornice pregna di storia si è tenuto un particolare convegno organizzato dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili Circondario del Tribunale di Napoli – “Violenza di genere e politiche di genere: I care- l’etica della cura”.

I relatori si sono susseguiti con espressione di senso autentico di professionalità e di importanti contenuti, cosi come Don Emilio Salvatore Preside della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale ha incantato la platea con la sua breve ma incisa locuzione, il Dott. Eraldo Turi Presidente ODCEC Napoli, cosi come Antonella La Porta Commercialista, Presidente Comitato pari opportunità e Consigliere ODCEC Napoli, Tesoriere della Consulta regionale per la condizione della donna della Regione Campania, la Prof.ssa Filomena Buonocore, Ordinario di organizzazione aziendale dell’Università Parthenope di Napoli e Vicedirettore del Dipartimento di Giurisprudenza, la  Dott.ssa Ilaria Perelli Presidente della Consulta regionale per la condizione della donna della Regione Campania, la Dott.ssa Patrizia Fucito Commercialista, la  Consigliere ARCIDONNA Napoli Onlus Dott.ssa Daniela Moltedo Commercialista, componente del Comitato pari opportunità ODCEC Napoli.

Si è poi soffermata in particolare la Prof.ssa Maria Rosaria RomanoPhd Bioetica e Diritti Umani presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, che oltretutto ha moderato egregiamente la serata  :

«Al centro della nostra riflessione vi è un concetto fondamentale: dell’associazione che rappresento come presidente Chi siamo? Con sede presso la Sacrestia papale e reale in questa Basilica, Un’Associazione No-Profit Marin Mersenne, che persegue la promozione e la diffusione della cultura a carattere, storico e filosofico-religioso e scientifico, musicale com’era nelle corde del padre Minimo Marine Mersenne, corrispondente del filosofo Renato Cartesio, da cui fu definito il “Segretario dell’Europa dei sapienti”. Nella relazione di cura, si richiede necessariamente come presupposto una reciproca e permanente fiducia, fondata sulla comune in tutte le professioni  consapevolezza di agire e lottare per un fine comune: la tutela del bene comune, delle persone e della vita umana. Si sono mostrate le diverse sfaccettature dell’approccio integrale alla questione della cura: oggi si ha bisogno di rientrare nelle categorie della cura in ogni ambito, e tale cura invoca un no, a voce corale contro la violenza. È questa la cifra che dovrebbe segnare tutto il nostro Convegno, e che ben si riverbera nei contributi che oggi proponiamo. La verità, come un mosaico, richiede più saperi, più fatiche che, nel confronto, riescono a ricomporla. Sui cosiddetti temi eticamente sensibili in questo caso parliamo di Cura che è, bioetica è nata con la vocazione di essere un ponte verso il futuro (V.R. Potter, Bioethics. Bridge to the Future 1971), appunto come riflessione sugli atti della condotta umana nel campo delle scienze della vita. Ritengo fondamentale l’impegno,  di tutti coloro che nell’ottica del comma 16 della L. 107/2015, dell’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 e della Convenzione di Istanbul, si spendono per quella emergenza educativa di  Educare al rispetto: per la parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le forme di discriminazione, una pedagogia e una didattica capaci di decostruire quei messaggi e sostenere relazioni educative e paradigmi culturali fondati sulla parità, la dignità, la libertà e l’inclusione. La violenza contro le donne e il sistema che la sostiene non sono una “questione femminile”. Le donne ne fanno le spese, certo; possono adeguarsi; possono anche esserne complici, andando contro sé stesse».

Magistarale l’intervento del Prof. Antonio Giordano MD, PHD, Direttore dello Sbarro Institute for Cancer Reserch and Molecular Medicine e del Centro di Biotecnologia nel College of Science and Tecnology della Temple University di Philadelphia(USA):

« Introdurre il concetto di parità di genere in ambito scientifico è un importante cambio di prospettiva che apre ad una maggiore considerazione delle diversità e dell’inclusione sociale. Per fare un esempio, per quanto riguarda la ricerca biomedica, è necessario tener conto delle caratteristiche dei pazienti che saranno selezionati, affinchè siano rappresentativi delle diversità della popolazione che beneficerà dello studio; in caso contrario i risultati saranno solo parziali o relativi al mondo maschile.

E’ compito di degli scienziati promuovere azioni volte ad identificare eventuali discriminazioni di genere, pianificare strategie innovative per correggere le situazioni discriminatorie anche all’interno degli organici, della sperimentazione, della stessa leadership dei progetti, degli studi in atto e monitorare la sensibilità verso questi temi: parità di genere ed inclusione sociale, che si traduce in dignità delle cure senza distinzioni di censo, di appartenenza, di diversità e sesso biologico, contemplando ogni possibile scelta ed adeguando ed orientando soprattutto cure e ricerca, nel rispetto di ogni individuo, di ogni paziente.

Nuove evidenze scientifiche ci impongono di prestare attenzione alle importanti differenze tra uomini e donne, includendo tutti gli individui che non si identificano nei due generi di riferimento, che per  orientamento sessuale e per identità hanno scelto o si ritrovano ad avere diritto a cure specifiche, mirate, personalizzate, che sono alla base di quello che definiamo “ medicina di precisione”.

La ricerca deve essere  influenzata da tali differenze, tenerle presenti, sia per quanto concerne le diversità biologiche che socio-economiche e culturali. Tale premessa è necessaria per ottenere risultati mirati, concreti, apprezzabili, sia nella risposta ai farmaci (è impensabile che la maggior parte dei protocolli in fase di sperimentazione contempli come riferimento il corpo dell’uomo, poi adattabile alla donna), sia per quanto riguarda gli effetti collaterali, per la sopravvivenza stessa.

 

Prendiamo ad esempio la sperimentazione delle malattie cardiovascolari, in cui vengono considerati solo modelli maschili. Per questo motivo la medicina di genere vuole acquisire le informazioni necessarie, basate su indicatori sempre più specifici, per fornire a ciascuno la cura più adatta, in cui le variabili di sesso e di genere sono aspetti indispensabili per percorrere la strada della medicina di precisione. E’ un dovere scientifico far sì che le cure diano le medesime opportunità, prescindendo da genere e reddito.

La creazione di una nuova sensibilità verso questi temi ci sta molto a cuore, per questo il Simposio organizzato dalla professoressa Mara Romano, sulla “Relazione di cura tra Etica Medica Deontologica e politiche di genere”, presso la Basilica Pontificia di San Francesco Da Paola, a Napoli, cui sono stato chiamato ad intervenire insieme a colleghi del mondo scientifico ed esponenti della politica e del mondo accademico, è assolutamente necessario.

Si prefigge  questioni e risponde alle istanze di tanti pazienti e di noi scienziati, fornendo una risposta concreta verso un possibile cambio di prospettiva, in ottemperanza ad un dovere scientifico, che ristabilisce una relazione fondamentale, tra etica medica deontologica e politiche di genere, facendo dell’inclusione e dell’equità, requisiti indispensabili per il futuro della ricerca scientifica, orientata eticamente, volta a favorire ogni paziente».

A cura di: Raffaele Fattopace

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