Cultura

NEW YORK: LA METAMORFOSI DI ROJAS RIVIVE SUL TETTO DEL METROPOLITAN MUSEUM

New York, capitale eccentrica, risapute come a city dove non si dorme mai e dove le idee vengono risucchiate e riplasmate in fatto di arte contemporanea, in  fatto capitale del business che accentra ovunque, che attira l’attenzione con ogni mezzo al fine di essere sempre e la Grande Mela, sogno di ogni turista che si rispetti, ogni anno raggiunge record di ospiti stranieri, solo nel 2016 batte i 60.3 milioni di visitatori.

Ma c’ è di più,  al Metropolitan Museum di New York, che  è da sempre una tappa obbligata nell’agenda sociale di newyorkesi e turisti echeggia l’installazione di Adrián Villar Rojas .  L’installazione ruota intorno a una serie di tavoli bianchi, disposti in linee diagonali e accompagnati da file di sedie su entrambi i lati. Qui prende posto la maggior parte delle sculture, 16 figure umane a grandezza naturale, riprese  nell’atto di accasciarsi, protendersi, cullarsi, baciarsi persino. Alcune di esse, verniciate in nero, si allontanano  dalla scena principale, e sembrano vagare, isolate, in altri punti del tetto, soggetto ad un radicale restyling, dalla nuova pavimentazione a scacchi al graticcio più ampio.

Confuse e mescolate al banchetto sono le  cento riproduzioni di oggetti tratti direttamente dalla collezione del MET: opere e reperti di ogni epoca e provenienza, restituiti alla vita attraverso l’interazione con le figure umane e lo spazio.  Al posto di  piatti e stoviglie si utilizza vasellame di origine greca o persiana, e la testa di un faraone egizio è sollevata da una ragazza in gesto trionfante.

Rojas  contesta e ribalta in questo modo l’approccio museale classico, cattura  oggetti un tempo “vivi” e di uso comune, come armi, suppellettili, corredi cerimoniali, e li rinchiude dentro una teca,”dipingendoli” in un universo astratto e artificioso. Sul tetto del Metropolitan Museum of Art il museo invece diventa dinamico, interattivo, inseparabile dall’umanità che lo trapassa, passeggiandoci.

Per arrivare al magnetico  mash-up ci sono voluti  mesi di lavoro e l’uso costante di innovazioni tecnologiche. Le opere, infatti,  sono state, tutte, scansionate in 3D e rielaborate nei minimi dettagli, per consentire alle sculture di indossarle, brandirle, sedervisi sopra.

Le  sculture  sono in gesso, rivestite da una vernice specifica per resistere ai dispetti del tempo ed i visitatori che si incamminano intorno non  resistono  alla tentazione di toccarle, accomodarsi accanto a loro, unirsi a questo banchetto dell’assurdo, sospeso tra i grattacieli del sogno americano.

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