Cultura

PAOLO TRICOLI, A NAPOLI LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO “INFORMAZIONI SULLA VITA E LA MORTE DEL POVERO VINCENZO”(ED – NEW BOOK)

Paolo Tricoli è uno scrittore napoletano che, ormai da anni, ha scelto di vivere nel Trentino, portando con se, chissà quanto consapevolmente, l’immagine della sua città, come accade a tutti coloro che sono cresciuti qui e quando scelgono o sono costretti ad andar via, continuano a scrivere e a parlare di Napoli, quasi fosse impossibile lasciarsela per sempre alle spalle. È per questo che è tornato con la mente e con il cuore nel capoluogo partenopeo per ambientarvi il suo romanzo, Informazioni sulla vita e sulla morte del povero Vincenzo, e ci è tornato anche fisicamente, per presentarlo, tra l’altro, in una libreria di nascita recentissima, grazie alla coraggiosa iniziativa di due giovani.
Anche se in realtà, ricorda Enrica Amaturo, docente di Sociologia alla Federico II, fin dalle primissime parole l’autore stesso ci tiene a ricordare che, pur avendo il suo romanzo come scenario la più grande città del Mezzogiorno, questa città, a conti fatti, è nominata assai di rado, per evitare che chi legge possa pensare che storie del genere accadano soltanto a Napoli. È una città che ha la condanna della sua immagine, perché in qualche modo viene percepita non per quello che succede al suo interno, ma alla luce di uno stereotipo così forte che condiziona sempre la percezione e la valutazione di tutto quello che la riguarda. E invece è una storia, questa del libro, che sarebbe potuta succedere in tanti altri posti.
Il più grande pregio di questo romanzo sta forse nella leggerezza della narrazione, in netto contrasto con i toni violenti che spesso si attribuiscono alla città, e che altrettanto spesso contraddistinguono i gialli. È la stessa leggerezza con cui vengono affrontati non soltanto gli stereotipi, ma anche i problemi della città, mentre sullo sfondo si può scorgere un confronto tra la Napoli di allora e la Napoli di oggi, o almeno tra le famiglie del passato e quelle del presente. Il contrasto tra passato e presente è fortissimo, ed è visibile non soltanto nella differenza tra i fatti della storia che si svelano a poco a poco e la famiglia che investiga, ma anche nel modo in cui la famiglia odierna prende le distanze da quella di un tempo. E il contrasto è percepibile soprattutto nei rapporti tra uomo e donna, marito e moglie, destinati a cambiare col passare degli anni, lasciandosi dietro un po’ della pesante eredità patriarcale e maschilista e cedendo il posto ad un quadro in cui la donna sa essere più energica, più risoluta, anche più intuitiva dell’uomo che ha accanto.
«Il libro narra dei vicoli di una grande città – interviene Samuele Ciambriello – con passione e sentimento, tra realtà e fantasia, prosa e poesia, cronaca dei vicoli e anche un po’ di leggenda, in una città senza nome che si sa bene però quale sia. E su uno dei vicoli del centro storico affaccia una sorta di corridoio tra vecchie case, dove a malapena ci passano due utilitarie nei due sensi di marcia. In realtà sarebbe un senso unico ma, come si dice da quelle parti, il codice della strada non si applica alla lettera, lo si interpreta. Sono storie che mettono anche allegria con un linguaggio asciutto. Mentre leggi ascolti la storia, verifichi che c’è un dialogo tra l’anima e il pensiero, perché l’autore con ricche pennellate contribuisce ad accompagnare i lettori in profondità dentro il mistero della vita delle relazioni umane, che sono spesso misteriose. Chi legge questo libro passa continuamente dalla miseria di alcuni personaggi alla vivacità, dalla crisi sociale al gaudio popolare, coprendo anche la dura disperazione della realtà. È un romanzo che lascia emergere positivamente l’importanza dei vicoli di un gruppo coeso, pronto a fare squadra, i questuanti che fanno festa, la tradizione che in alcune parti del libro mette in campo la realtà, la ragione e il pathos, poi il rancore e la morte. Alcuni personaggi ci rispecchiano nel nostro essere pessimisti, il nostro essere vittimisti, sospettosi, criticoni, fieri, ostinati, bellicosi, e se volete perfino un po’ perspicaci, nonostante l’atavica mancanza di odio che abbiamo. E alla fine ritrovano la condivisione del desiderio, si sentono cittadini in quanto persone, in quanto parlano e ascoltano, in quanto dotati di libertà, e in quanto possessori di quell’ambiente. Con questo libro, Paolo Tricoli diventa uno scrittore puro, capace di creare storie e realtà, con la potenza dell’immaginazione».

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