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Sanremo 2020, Antonella Clerici: «Il mio ritorno al Festival»

Antonella Clerici, a pochi giorni dal suo terzo Festival, la conduttrice si racconta a VanityFair.it   «Ne ho approfittato per andare a trovare il nuovo direttore perché mi faceva piacere salutarlo» spiega con una calma che culla chiunque l’ascolti: la sua terza volta all’Ariston non è un impegno da vivere con l’ansia tipica di un debutto, ma con il «divertissement» dei veterani che hanno le spalle larghe: «È un palco che non mi mette soggezione e a cui voglio bene. Durante la conferenza ho dato loro un po’ di consigli da ape regina. Soprattutto a Diletta Leotta, che mi ricorda un po’ me quando ero giovane: anche lei ha fatto il liceo classico e viene dal mondo dello sport, solo che è decisamente più bella di quanto non lo fossi io anche se, a quei tempi, non ero poi così male».

Durante la quarta serata, quella di venerdì 7 febbraio, a scortarla sul palco sarà Francesca Sofia Novello, finita al centro delle polemiche per la famosa questione del «passo indietro» che ha tanto infiammato i social e i salotti: «Potrebbe essere mia figlia e mi piace l’idea di prenderla per mano e aiutarla in quelle che saranno le sue emozioni, le sue insicurezze: Sanremo non è mai semplice». Al Festival, dopotutto, le polemiche non sono mai mancate: «Per una settimana sei al centro del mondo: se sbuffi a destra invece che a sinistra i giornali lo scrivono ed è un casino. Quando l’ho condotto nel 2010 i social non erano così forti come lo sono oggi, che è tutto amplificato: è un po’ difficile conviverci certe volte». Cosa farà sul palco, invece, non è ancora chiarissimo neanche alla stessa Antonella, una donna che, con tutte le dirette che ha macinato in quasi quarant’anni di carriera, ha fatto dell’improvvisazione il suo punto di forza: «Non sono una di quelle che si preparano, la cucitura finale la faccio sul palco. Dipenderà molto dal mood del Festival e da come sarà il pubblico: è possibile che cambi idea in corso d’opera».

Chi la vestirà?
«Tony Ward, che è uno stilista libanese che mi ha già vestito in un’edizione di Ti lascio una canzone e in qualche altro evento speciale: il suo è uno stile arabo e si sa che loro sono molto bravi a vestire le donne formose come me. Qualche giorno fa sono andata a Parigi a vedere la sua nuova collezione che è spettacolare, ma lui ha voluto a tutti i costi confezionare due abiti apposta per me: sono due pezzi di alta sartoria ricamati a mano. Molto importanti, molto sanremesi».

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Tutti ricordano, però, il vestito con i petali rosa che indossò la prima volta nel 2005.
«Sa che ho pensato di indossarlo di nuovo? Volevo fare un remake, ma ho abbandonato l’idea perché quell’abito è stato dato in beneficenza diversi anni fa e non so che fine abbia fatto. Forse è meglio così perché non sono sicura che ci sarei entrata, magari avrebbe avuto bisogno di qualche rinforzo visto che negli anni sono diventata più robusta».

È la sua terza volta al Festival: prima che la chiamasse Amadeus, aveva detto che all’Ariston ci sarebbe voluta tornare con Laura Pausini e Maria De Filippi: è ancora dell’idea?
«Ma certo, mi piace l’idea di una conduttrice Rai e di una Mediaset insieme a una cantante colloquiale e simpatica come Laura. Adesso, però, è l’ultimo dei miei pensieri: questo è il Festival di Amadeus e la mia concentrazione sarà solo per lui, al servizio di un grande evento».

Il suo compagno Vittorio Garrone sarà lì a vederla?
«Assolutamente sì, ma non in platea: starà con me dietro le quinte perché il vero spettacolo è lì e lui si diverte sempre molto. Certe emozioni ti rimangono sempre nel cuore: quando, per esempio, guardi lo schermo e leggi “parte la sigla dell’eurovisione” sai che tutti gli italiani, almeno per un minuto, ti guarderanno».

Sua figlia Maelle, invece, ci sarà? Lei la presentò al pubblico proprio a Sanremo nel 2011, l’anno dopo la sua conduzione.
«Arrivammo con un aereo privato perché non lo sapeva nessuno: doveva essere un regalo per ringraziare il pubblico che mi aveva seguito con tanto affetto l’anno prima. Se l’avessi ospitata nel mio Festival sarebbe stato visto come un modo per captare benevolenza, invece fu bello presentarla in quello di Morandi. Quest’anno, però, non ci sarà: mi guarderà a casa con la zia».

La sua edizione era la numero 60, questa è la 70esima. I numeri tondi le portano fortuna?
«Diciamo che mi piacciono i numeri tondi perché la rotondità è qualcosa che mi appartiene».

Da allora ha esorcizzato la sua paura delle scale?
«Nel 2010 chiesi a Gaetano Castelli se fosse possibile mettere una scala mobile, ma mi disse che era troppo complicato e che avremmo optato per un ascensore. Quest’anno le scenderò, sperando di non cadere. Alla fine non sono le scale in sé quanto quello che rappresentano: quando arrivi lì significa che ce l’hai fatta. Per chi fa il nostro mestiere da tanti anni è un’emozione indimenticabile. Alla fine ci sta: gli attori hanno gli Oscar, Venezia e Cannes e noi conduttori abbiamo Sanremo, un palco che ti può svoltare la carriera, ma che è anche rischioso. Quando le faccio ripenso a quella poesia di Montale che diceva “Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino”, bellissima».

Pensa che anche questa volta lancerà la pubblicità? Nel 2010 fece una gaffe diventata storica…
«Dissi “la do”. Magari quest’anno è meglio che lo dica una più giovane anche se, di questi tempi, una battuta del genere non so come possa essere interpretata. Sono sicura, però, che vi regalerò qualche altra perla di saggezza».

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