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Renzi e i giovani, tra il dire e il fare…

Ma cosa sta combinando Matteo Renzi con i giovani? Nell’ultimo periodo il Presidente del Consiglio ha messo in fila una serie di passi falsi, dal flop di Garanzia Giovani alla svista delle partite Iva nella legge di stabilità passando per la clamorosa denuncia della sua ghost writer dimissionaria.

Andiamo con ordine. Su Garanzia Giovani i dubbi circolavano da mesi e le perplessità erano state sollevate anche da autorevoli opinion leader come l’associazione Adapt. Le colpe non sono solo del Governo, ma ora il fallimento è stato ammesso anche dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti alla luce dei dati: le opportunità di lavoro del programma Garanzia Giovani, che ci costa 1,5 milioni di euro, sono state finora 27.579 per un totale di posti disponibili pari a 39.313, ma di queste solo 2.519 sono attive. Inoltre, i giovani registrati sono il 21,2% su un bacino potenziale di 1 milione e 723 mila Neet. «Non accettiamo che si dica la montagna ha partorito un topolino, ma il Governo non è pienamente soddisfatto», ha precisato Poletti annunciando l’avvio di una fase due volta a migliorare le perfomance del progetto e a coinvolgere più soggetti in un’ottica di rete.

Poi c’è stato il “problemino” partite Iva fortemente penalizzate da una legge di stabilità che taglia le gambe a un’ampia fascia di lavoratori della conoscenza, dei servizi e del digitale, soprattutto agli under 35 per i quali dal 1 gennaio le tasse sono triplicate, mentre le aliquote dei contributi per gli autonomi e i parasubordinati iscritti alla gestione separata dell’Inps sono aumentate di tre punti. Una vera e propria scure sulle finanze dei tantissimi giovani freelance italiani che attraverso associazioni come Acta, Alta partecipazione e Confassociazioni stanno organizzando azioni di protesta al grido “Non siamo i bancomat dello Stato”. «Nella legge di stabilità ho sbagliato sulle partite Iva – ha ammesso Renzi mercoledì scorso alle Invasioni Barbariche – ma ora recuperiamo». Come e quando non è ancora dato saperlo.

Qualcuno potrebbe obiettare che il Governo ha portato a casa il Jobs Act allo scopo di far ripartire l’occupazione, con uno sguardo  particolare proprio ai più giovani grazie all’introduzione del contratto a tutele crescenti. Effetti ancora tutti da valutare. Intanto però grazie a un articolo di Davide Allegranti pubblicato il 14 gennaio su Panorama una terza tegola si abbatte sul rapporto Renzi-giovani. La sua ghost writer, Andrea Marcolongo, classe ’87, grecista e sua collaboratrice dal dopo Leopolda del 2013, ha raccontato di aver lasciato l’incarico perché delusa dal Premier, sottolineando come solo una mensilità in questo periodo le sia stata pagata: «Eravamo tutti così. Viaggi a Roma e lavori mai pagati, so di persone che si sono indebitate e sono andate dallo psicologo perché distrutti dalle promesse. La prossima settimana si risolve tutto, dai che è fatta, manca solo un foglio». Se le dichiarazioni della Marcolongo saranno confermate, Renzi dovrà spiegare ai giovani italiani le contraddizioni tra i fatti e le parole, la differenza tra i modi di fare del vecchio e quelli del nuovo che lui dovrebbe rappresentare.

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