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COVID E CARCERE, IL GARANTE CAMPANO CIAMBRIELLO: “L’EPIDEMIA DILAGA TRA GLI INVISIBILI”

Tra i luoghi più a rischio di fronte all’imperversare della pandemia c’è sicuramente il carcere, che sovraffollamento, promiscuità degli spazi, carenza di condizioni igienico-sanitarie, rendono una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. Attualmente in Italia il contagio si è diffuso in ben 86 istituti penitenziari, per un totale di 882 positivi tra la popolazione detenuta e 1004 tra il personale penitenziario, amministrativo e sanitario. Sono dati molto preoccupanti, soprattutto se si pensa all’insufficienza delle misure varate con il Decreto Ristori, che dimostrano la mancanza di attenzione politica a temi che invece dovrebbero occupare un posto preminente all’interno del dibattito pubblico.

Tra le Regioni maggiormente colpite c’è sicuramente la Campania: secondo gli ultimi dati raccolti, i detenuti attualmente positivi nelle carceri campane sono 158, di cui 89 nella casa circondariale di Poggioreale (su una popolazione totale di 2091 reclusi), 65 nel centro penitenziario di Secondigliano (su un totale di 1186 detenuti), 3 nel carcere di Benevento e 1 a Salerno. Tra questi, 3 sono ricoverati presso presidi ospedalieri esterni e uno si trova in gravi condizioni. Tra polizia penitenziaria, personale amministrativo e sociosanitario ci sono invece 218 positivi.

A denunciare la situazione e l’urgenza di intervenire al riguardo, il Garante campano delle persone private della libertà personale Samuele Ciambriello: “Mentre si consuma la falsa credenza che il carcere sia il luogo più sicuro per non essere contagiati dal Covid, l’epidemia, causa sovraffollamento e promiscuità, malattie croniche e ambienti non igienizzati né sanificati, dilaga tra gli “invisibili”. Quasi da nessuna parte dispenser nei corridoi o davanti alle celle, poche mascherine. Non vengono distribuiti ai detenuti prodotti igienico sanitari, tra i quali l’amuchina, per sanificare stanze, scale e ambienti. C’è bisogno di darsi una svegliata, dalla politica alla società civile. Il Dipartimento dell’amministrazione Penitenziaria ha lasciato soli i suoi dirigenti ed operatori penitenziari.”

Parole dure, che descrivono una situazione altrettanto dura. Da singoli impegnati da anni nella lotta per i diritti delle persone private della libertà arrivano manifestazioni di solidarietà, come quella cui hanno dato avvio Luigi Manconi, Sandro Veronesi, Roberto Saviano, che porteranno avanti uno sciopero della fame, simbolicamente per 48 ore, così come sta facendo oramai dai 10 novembre Rita Bernardini, leader del Partito Radicale e di “Nessuno tocchi Caino”. L’intento è quello di sollecitare il Ministro della Giustizia Bonafede e il Governo tutto nell’assumere misure realmente capaci di ridurre il sovraffollamento nelle prigioni italiane e tutelare il diritto alla salute di chi vive il carcere.

Dunque, è necessario agire coraggiosamente, ascoltare le grida d’aiuto e di protesta che si levano dall’interno del carcere, anziché, come accade troppo spesso, colpevolizzare ancora una volta i detenuti o addirittura sottoporli a ripercussioni interne. Riprendendo le parole del professore Ciambriello: “Occorrono subito provvedimenti del Governo, delle Procure e dei magistrati di sorveglianza. Il carcere non è una discarica sociale! Occorre superare l’omertà del silenzio e andare oltre le mura dell’indifferenza.”

 

A cura di Giusy Santella

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