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E adesso i Tre Stelle Michelin hanno una loro Enciclopedia

Se la Guida Michelin è un mito, adesso un libro, che non a caso si definisce enciclopedia, ne ripercorre la storia attraverso i ristoranti che dalla nascita della Rossa a oggi hanno conquistato il traguardo più ambito, il massimo punteggio, i tre “macaron”.
Si intitola proprio Le Tre Stelle Michelin e racconta per filo e per segno il gotha dell’alta ristorazione mondiale, quei 286 ristoranti che dal 1933 al 2020 si sono fregiati del titolo – che non suona benissimo, ma si è imposto così – di tristellato. Si tratta di un volume ponderoso e poderoso, ricchissimo di dettagli, pubblicato dall’editore Maretti di Imola (720 pagine, 30 euro).

L’autore, Maurizio Campiverdi, che ha scelto lo pseudonimo ironico di Maurice von Greenfields (usando l’equivalente francese per il nome, la traduzione in inglese del cognome, congiunti dal ‘von’ tesesco) è un appassionato di gastronomia fin da quando dodicenne i suoi genitori lo portarono a mangiare a La Pyramide, tre stelle dello chef Fernand Point. Fu una folgorazione per il piccolo Maurizio che si è ripromesso di provarli tutti e ha continuato a viaggiare con l’obiettivo di sedersi a tutte le tavole migliori del mondo. Oggi che di anni ne ha 80 può parlare con cognizione di causa: missione (quasi) compiuta, avendo provato 194 dei 286 tre stelle del mondo. Le sue esperienze culinarie sono raccontate nel libro, che è stato presentato a Roma nel ristorante Glass della chef Cristina Bowerman.

Campiverdi, membro dell’Accademia Italiana della Cucina, fondatore e delegato onorario di Bologna San Luca, firma dunque un diario di un viaggio lungo 60 anni con tappe in locali culto, e racconta esordi e luminose carriere, evoluzioni e repentine cadute degli chef, tracciando le loro idee di impresa e l’indotto di eccellenza creato nei diversi città.
“Le stelle Michelin sono un volano insostituibile per gli incassi e la gloria. Per questo sono sempre protagoniste e importanti” ha osservato. Un Olimpo del gusto delineato con occhi italiani, anche se, ha detto Campiverdi, il firmamento Michelin “continua ad assere francocentrico” anche perché e “in nessuna altra città al mondo esiste un rapporto così importante e duraturo con la cultura gastronomico come a Parigi” dove sono cinque i ristoranti tristellati con oltre due secoli di vita (La Tour d’Argent, Procope, Le Grand Véfour, Cafè Voltaire e Ledoyen).

 

 

 

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