CANDIDATURE: PROTESTE, BAGARRE. LA PAROLA D’ORDINE E’ BLINDARSI E SCEGLIERSI UN MANIPOLO DI PARLAMENTARI FEDELI E RICONOSCENTI!

Chiuse le liste, si apre la stagione delle polemiche, delle minacce, dei rancori,  dal Movimento 5stelle al PD, al centro destra a Liberi poco, Uguali forse! Con mezzi più o meno leciti. C’è chi la butta sul personale, sul disimpegno, sull’uscita dal partito e chi, invece, come i pionieri liguri dei 5 stelle, si getta in dispute legali mettendo a rischio la presentazione del simbolo nella Regione. La bagarre, le dichiarazioni di fuoco sono fisiologiche. In tutti i partiti le minoranze sono state fatte fuori. Nessuno ne è immune. Motivo? Non ci sono le preferenze e quindi tutti vogliono un posto sicuro al sole di Camera e Senato, e per questo si gira l’Italia, anche lontani dalle residenze o dai posti di lavoro. E poi perché non ci sono più i partiti che discutevano, facevano decidere in gran parte i territori, guardavano competenze ed effettivi contributi e vocazione alla politica. Oggi è un posto fisso. Politica per mestiere!

E poi c’è il nodo fondamentale dei partiti personali, di uomini e donne soli al comando che reclamano servi e servitù, fedeltà e vendette. Decidono pensando al dopo voto. Ogni capo o sottocapo ha un solo obiettivo: avere un manipolo di parlamentari fedeli e riconoscenti, disposti a tutto per lui, non di scommettere su un partito di una certa consistenza.

La parola d’ordine è “blindarsi” e nella logica del bunker scegliere i collegi “blindati”. Malattia che ha preso tutti i partiti, tutti i leader con la tendenza al “partito proprietà”.Altro che vincolo di mandato. I cittadini non scelgono i propri rappresentanti, non c’è il voto disgiunto, ci sono già gli eletti.

E poi i candidati premier che sappiamo essere una mistificazione.

E se poi aggiungiamo anche un pizzico di dilettantismo dell’improvvisazione siamo alla frutta. Molti si candidano perché fare il parlamentare è un mestiere.

E’ innegabile che siamo fuori da ogni regola, anche quella del buon senso, c’è una società di cittadini senza partito, una democrazia inaridita dai partiti e dai Movimenti. Tutto questo non stimola gli elettori ad andare in massa a votare per le politiche del 4 marzo. Meno male che ci sono altri modi e altri strumenti per incidere qualitativamente sulla vita del nostro Paese e costruire il bene comune. Credo che dopo le forzature di questa legge elettorale, dopo che si vota con le preferenze alle comunali, alle regionali ed alle europee, sia nell’ordine delle cose e delle previsioni ragionevoli tornarci subito sulla legge elettorale, superare questa anomalia, che porterà ad una non maggioranza nel Governo del Paese.

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