Economia e Welfare

Scoppia la mania degli NFT: certificato digitale per opere arte o cimeli tecnologici

Non se ne è mai sentito parlare e potrebbe sembrare una novità, invece l’NFT, ovvero il Non Fungible Token, è una tecnologia che risale al 2017 ma di cui la popolarità è cresciuta solo di recente grazie ai magnati Elon Musk, CEO e produttore di Tesla, e l’amministratore delegato di Twitter Jack Dorsey.


Ma in cosa consiste il Non Fungible Token? Andiamo a capirci meglio.

Gli NFT sono dei certificati di autenticità digitale. All’apparenza gli NFT sono contenuti digitali intangibili, infinitamente replicabili e uguali a tanti altri. Che però diventano in un certo senso unici grazie a una certificazione che avviene tramite blockchain, la tecnologia diventata famosa grazie alle criptovalute ma che è usata pure in altri contesti. Nel caso degli NFT, la blockchain serve a certificare e commerciare opere d’arte e video di azioni di basket, ma le applicazioni sperimentate vanno dalla moda ai videogiochi. Ovunque ci sia qualcuno interessato alla proprietà digitale di qualcosa, per passione o per profitto.

Utilizzando dei pratici esempi, secondo la definizione da vocabolario per la quale un bene fungibile è un bene replicabile e sostituibile, di conseguenza una banconota da 10 euro è sostituibile con ogni altra banconota da 10 euro, purché autentica e integra.

Esistono però anche dei beni non fungibili, come nel nostro caso, che sembrano uguali ma che in realtà non lo sono. Prendiamo in considerazione un’opera d’arte autentica e ogni sua copia, per quanto accurata possa essere, un originale si porta dietro un’idea e una storia che nessuna sua copia potrà mai ripetere.
Si tratta quindi di un bene che replicato non ha lo stesso valore.

In sintesi quindi gli NFT sono “informazioni digitali” che fanno sì che il file a cui sono associate abbia una sua peculiarità e individualità. Il bene in questione è firmato dall’autore originale che così facendo ne riconosce l’autenticità e ne può nel caso cedere la proprietà. Una specie di “edizione limitata”.

Andando indietro nel tempo, ma non di molto, nel 2017 la tecnologia NFT venne utilizzata per la prima volta in un gioco chiamato “CryptoKitties” che permetteva di comprare, allevare ed eventualmente vendere gattini digitali, alcuni dei quali per cifre superiori ai 150mila dollari. Come suggerisce il nome del gioco, la compravendita di quei felini digitali avveniva attraverso un contratto registrato sulla blockchain.

Ma cos’è la blockchain?

La blockchain (letteralmente “la catena di blocchi”) è un sistema di controllo mantenuto da migliaia di terminali informatici in cui, come in una specie di grande libro mastro, si può tenere traccia di operazioni e transazioni di vario tipo. Dunque possiamo concludere dicendo che affinché esista un NFT, c’è sempre bisogno di una blockchain.

Sebbene questa tecnologia esista già da più di tre anni, il suo valore è stato mostrato di recente grazie a due figure molto importanti nel mondo dell’hitech: Elon Musk e Jack Dorsey.

Musk pochi giorni fa ha pubblicato un tweet con una traccia di musica techno ispirata all’Nft, Jack Dorsey invece ha messo all’asta il suo primo tweet, un cimelio tecnologico che risale al 21 marzo 2006 e che 15 anni fa dette il via all’avventura Twitter. Entrambi hanno scelto di utilizzare questa tecnologia al fine di certificare il loro bene e renderlo un oggetto da collezione che non possa essere duplicato.

Come abbiamo specificato prima, ovviamente quello che si acquista con l’Nft non è l’opera in sé ma un certificato, un token, che consente di affermare i diritti sull’opera. E’ importante specificare che l’acquisto non comprende il copyright e l’acquirente non ne può reclamare i diritti d’autore o deciderne gli usi.

Al momento, il più famoso tra gli NFT è senza dubbio Everydays-The First 5000 Days, un collage di cinquemila opere digitali realizzate (una al giorno) da Beeple. A metterlo in vendita è stata la casa d’aste Christie’s, che per 69 milioni di dollari è stato acquistato da un individuo noto con lo pseudonimo Metakovan.

Anche nel nostro paese questa forma di marketing si sta rapidamente sviluppando: la band italiana Belladonna ha messo in vendita il loro singolo New Future Travelogue come Non Fungible Token in copia unica.

Secondo un report della NonFungible Corporation e dell’Atelier Bnp Paribas nel 2020 gli scambi del mercato Nft hanno superato i 250 milioni di dollari, un aumento di quattro volte rispetto al 2019.

Il mercato dei Non Fungible Token è molto vario, possono essere canzoni, video, gif, tweet o qualsiasi altra cosa che sia digitale, e in quanto tale si pensa che potrebbe aiutare l’economia di diversi fattori diventando la nuova frontiera dell’autenticazione.

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