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Si è spento il Prof. Lucio Covello, fu tra i fondatori del premio Penisola Sorrentina

Si è spento Lucio Covello, psicanalista di fama internazionale.  Il professore aveva insegnato clinica delle malattie nervose e mentali all’Università di Parigi e viveva tra la Francia e la Penisola Sorrentina, nella splendida riviera di San Montano, a Massa Lubrense.

Amico medico dei Presidenti della Repubblica Francois Mitterand e Francesco Cossiga, Covello è stato tra i fondatori del Premio “Penisola Sorrentina Arturo Esposito”, il prestigioso evento che si svolge da 23 anni a Piano di Sorrento e che il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha riconosciuto di rilevanza nazionale ed internazionale.

Fu del prof. Lucio Covello la volontà di assegnare, nel 2004, il Premio Penisola Sorrentina a Francesco Cossiga per il volume: “Per carità di patria”.

Tra gli altri interventi rilevanti in senior  alla kermesse culturale, si segnala il contributo di studio “Il malinteso di Narciso”: il testo, ideato e redatto dal medico ricercatore nel 1975 per il Congresso internazionale di psicanalisi di Milano venne, a distanza di trent’anni, adattato, rielaborato e dedicato in esclusiva alla mostra “L’unità: mito e storia” dell’artista sannita Giuseppe Leone: la mostra si svolse all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, in collaborazione con il Gruppo industriale Viziano.

Il testo critico-scientifico di Covello è pubblicato all’interno del volume “Ritratti – percorsi saggi ed esperienze del Premio Penisola Sorrentina Arturo Esposito”®, curato da Mario Esposito per Il Denaro Libri e presente ancora oggi in alcune delle biblioteche nazionali più prestigiose tra cui la Malatestiana, la prima biblioteca civica di Italia e di Europa.

Lucio Covello trovò nei “Narcisi” di Giuseppe Leone l’espressione artistica più sincera ed efficace del superamento della concezione classica e banale di narcisismo inteso come innamoramento di se stessi e della propria bellezza. Ed è qui che risiede il malinteso! Il narcisismo secondo Covello – ed è quello che anche Leone bene riesce a comunicare attraverso i suoi disegni – è intimamente connesso a frustrazioni, perversioni ed inconsci e complessi legami parentali, in particolar modo con la figura materna.

Il direttore del Premio “Penisola Sorrentina” Mario Esposito e l’artista Giuseppe Leone,nell’esprimere solidarietà alla moglie Grazia e all’intera famiglia, desiderano ricordare commossi l’amico Covello, proprio attraverso la sua voce con un breve stralcio, che costituisce il cuore delle riflessioni esposte dallo studioso, tratto dal saggio “Il malinteso di Narciso”:

« (…) Quindi dall’inizio Narciso sarebbe obbligato a guardare l’immagine che gli presenta lo specchio, e che lo fissa nell’impotenza a guardare dietro, senza doverne morire. Per Narciso guardare sarebbe conoscere solo la metà del suo desiderio; l’altra metà trovandosi nello sguardo della madre.

E non c’è dubbio che lo sguardo di Liriope fu amoroso più di ogni altro, perché suo figlio non fosse in pericolo. Infatti non si contano le ninfe che Narciso respinse, fortificandosi, di fronte alla tentazione dei sostituti materni. In tal modo, riservandosi alla madre, egli si preservava dal destino mortale che gli era stato profetizzato.

La ninfa Eco rappresenta il parossismo del tentativo di inganno, nello scenario dei boschi mitologici, là dove Liriope, come un deus ex machina , orchestra quest’ultima prova prima che la purificazione possa permetterle di possedere, per sempre, l’oggetto amato. Cosa avrebbe potuto temere Narciso dall’amore delle ninfe e di Eco in particolare, se dietro non ci fosse stato lo spettro del mostro materno?

Eco eliminata, Liriope dovette considerarsi ormai tranquilla: il suo Narciso per lei, puro, viatico innocente del su desiderio, che lui non conoscerà mai. Che non conoscerà mai se non conoscerà se stesso! Ma gli Dei, per i quali l’incesto è di prammatica, non potevano mostrarsi tolleranti; tanto più che loro sapevano bene che il desiderio era dentro  Narciso, ma che esso era inoffensivo finché non fosse riflesso.

E spinsero Narciso, ormai liberato dalle attenzioni materne, verso una semplice sorgente: da un lato la pietra generatrice,da cui sgorga l’acqua pura, dall’altra il fiume che sfocia, turbolento, nel mare; una nuova alternativa, quindi, per il figlio di Lirioep: ritornare alla sorgente materna/paterna, o discendere il fiume, rappresentante di questo stesso padre? (…)» .

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