ASTENSIONISMO E POCO INTERESSE PER LA POLITICA. SAPERSI EMOZIONARE PER LA LIBERTA’. IO NON VOGLIO CHE ALTRI DECIDANO PER ME.

Non si sente idealmente vicina ad alcun partito. Questo è il ritratto della maggioranza degli elettori italiani  secondo recenti indagini .Nemmeno questa volta Mentana,  e illustri personaggi, o come loro milioni di persone andranno a votare. Provo sconcerto per queste decisioni. Io alle prossime elezioni politiche a votare ci vado, non voglio che siano gli altri a decidere per me.  Eppure, anche questa volta, come le ultime regionali ed amministrative,  a prendere sempre più piede sembra quindi essere il partito dell’astensionismo, o del potenziale astensionismo. Se tutti seguissero il loro esempio come si eleggerebbe il Parlamento? Molti degli astensionisti vogliono crearsi un alibi per poi lamentarsi di qualsiasi risultato. Gli astensionisti non pensano che il voto sia un diritto-dovere, che sia utile, dicono che il  loro potere di scelta è illusorio, che il dopo voto è pilotato da giochi di potere ed alchimie parlamentari.È l’Ottovolante, il circuito senza via di uscita e pericoloso delle democrazie occidentali: la politica è fallita e in tanti non ne avvertono più la necessità, gli elettori scelgono di votare sempre di meno e se nonostante tutto vanno alle urne si dice che il loro responso è stato sbagliato, si scelgono strade populiste e conservatrici. Ma solo la “buona” politica può gestire il mostro che ha creato, la frammentazione degli interessi, la polverizzazione degli elettori in mille questuanti ciascuno con il suo desiderio da reclamare. Alzare bandiera bianca non è costruire il bene comune, non è essere coscienza critica, significa che sono gli altri a decidere per conto nostro.

Certo la campagna elettorale rischia di essere importante solo per chi vive il risalto mediaticamente, cioè i candidati e i leader dei partiti, e non per cittadini. E sembra che la politica sia solo per chi la fa per mestiere. O per chi facilmente trova da demolire quello che i nostri politici fanno di buono. Comprendere la profondità di quanto diceva papa Paolo VI – la politica è la forma più alta della carità – sarebbe di grande aiuto. Si aprirebbero prospettive nuove e costruttive. Si potrebbe sperare.

Ma questo dipende da noi, dalla nostra capacità di esserci durante la campagna elettorale, sui territori, sui social, nelle sedi politiche. Dipende dalla nostra capacità di guardare in faccia i candidati, di selezionarli, di giudicarli. Meglio esserci che discutere sempre sull’essere.

Siamo consapevoli che si tratta di un discorso banale e a tutti noto. Ma è proprio per questo che ci chiediamo come sia possibile – nonostante la protesta antipolitica che oggi si leva da più parti – avere la tentazione di non votare. Comprendiamo che la forte delusione del popolo porti con sé un amaro senso di disillusione, che fa apparire anche il voto come un atto a volte del tutto inutile.
Bismarck diceva che “non si mente mai tanto come prima delle elezioni, durante la guerra e dopo la caccia”.
Ma la disillusione è un atteggiamento istintivo e sbagliato: non ha molto senso lamentarsi se, ciascuno, nel proprio piccolo, non contribuisce (anche col voto) a cambiare le cose che non vanno, la politica di parte o la cattiva politica.

In questi ultimi anni, nonostante la grande crisi, sono stati approvati provvedimenti importanti, leggi che riguardano i nostri diritti.Ben vengano le scuole di politica, io vorrei addirittura che la politica venisse insegnata sui banchi dei licei come la storia o la filosofia. Il disorientamento e la presunta apatia del giovani è la conseguenza di politiche che dei loro problemi se ne sono bellamente infischiate per decenni, distribuendo colpe e responsabilità a sinistra, destra e centro. Il dissenso lo si può esprimere votando partiti diversi, candidati diversi, schieramenti diversi.

L’importante è scegliere non la bugia rassicurante ma le verità scomode, progetti reali e fattibili e non proposizioni di buona volontà, stucchevoli e false.Oggi i grandi poli sono tre, e questo tiene ancora aperto il discorso. Vedremo chi saprà farlo bene, facendo bene al Paese. Anche a quella parte, ormai troppo grande, che sembra non ascoltare, e che in realtà cerca e pretende e merita qualcosa di giusto e di nuovo.

Cittadinanza attiva è non fare la cosa sbagliata(non voto) al momento giusto( le elezioni).

Il mio augurio? Sarebbe una cosa grande se i giovani si rimboccassero le maniche per questo nostro povero, splendido Paese.

 

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