LE SINISTRE AL BIVIO. I LORO VALORI NO. C’E’ VITA A SINISTRA. MA LE TANTE SCHEGGE O CONFRATERNITE A SINISTRA DEL PD SERVONO AL PAESE?

” La recita si è fatta scadente, abbassiamo il sipario”, avrebbe detto Mino Martinazzoli. La sinistra del PD perde volto e connotati, tra purezza e riformismo, si frantuma tra governo ed opposizione ed intanto arriva Papa Francesco e la sua via evangelica al socialismo.Ad una sinistra che sia consapevole dei propri valori e della loro attualità, si offre oggi un campo di azione potenzialmente persino più ampio che in passato. Purtroppo siamo passati da un solo partito di massa a “partiti microbaronali” per dirla alla Mauro Calise fino ad arrivare a movimenti di sinistra che si presentano come antipartiti o a partiti autoreferenziali. Ma la sinistra dissidente uscita dal PD non è neppure unita. E’ composta da quattro, cinque confraternite. Se poi si arriva ai nostalgici troviamo una ventina di sigle. Ma la storia non si fa con tanti laeder, un ritorno nella foresta, forse saggi ma rancorosi,! Partitini senza peso e senza futuro. Quelli che vediamo c’è il rischio che siano orti e orticelli, dove ognuno semina la sua pianta, ma nessuno vuol dialogare con gli altri, nè allearsi con il PD.

Sinistra sì ma verso dove? Sinistra coesa o plurale? Sinistra che resta ancorata al vecchio gruppo ma non sa pensare niente di innovativo o sinistra progressista che accoglie il presente, lo interpreta e si prende cura del Governo ai vari livelli, occupandosi anche dell’Europa, cosa che attualmente la sinistra dissidente non ha fatto? Il fantasma delle due sinistre o di più sinistre aleggia nella politica italiana. Per quanti limiti ha questo PD, limiti enormi, è l’unico grande contenitore del centrosinistra che può aggregare tante forze progressiste e di sinistra, anche di una sinistra plurale. Il Paese ha bisogno di battitori liberi, personaggi atipici, ma inclusivi, responsabili. C’è vita a sinistra. Rappresentanza, uguaglianza, europeismo, diritti civili. Sono le buone ragioni dell’unità a sinistra contro l’astensionismo, il nazionalismo, le diseguaglianze. Abbiamo più ragioni di dialogo e di azione comune che non di scontro. Come ci dicono i territori e le esperienze locali. Resto convinto, che sia innaturale la collocazione su fronti opposti di forze che hanno ideali e obiettivi largamente comuni.

Mi sia consentito una piccola polemica. Ma la sinistra di Bertinotti, di Dilberto , di Vendola quando è arrivata al Governo ha fatto cose di sinistra che reclamava quando era all’opposizione? O è stata reazionaria e conservatrice, cioè vittima, a sinistra del sentimento di sconfitta dei rivoluzionari duri e puri? Chi è intervenuto sulle garanzie del salario e sul reddito minimo, sull’istruzione e la formazione delle persone, sulla tassazione delle transazioni finanziarie o sulle caste, chi ha messo mano alle riforme elettorali e della burocrazia? Ed ancora: i sindacalisti, soprattutto di sinistra, entrati in politica hanno fatto qualcosa di sinistra?

Una semplice scelta è davanti alla sinistra: scegliere di tornare alla sua riserva indiana ,rassicurante, o partecipare ai processi di cambiamento e di governo del Paese.  Purezza e riformismo possono convivere sia cadendo in errore sia collaborando. Alla sinistra spetta riflettere sugli errori ed avviare una reale inversione di tendenza e quindi di conseguenza, per essere di sinistra, bisognerebbe non essere come è stata la sinistra negli ultimi vent’anni. Resto convinto, che sia innaturale la collocazione su fronti opposti di forze che hanno ideali e obiettivi largamente comuni. Dai territori, dalle esperienze fatte in importanti Comuni – a partire dalla Milano di Giuliano Pisapia, che ha svolto e svolge un ruolo di “ponte” essenziale anche a livello nazionale – viene una lezione che va messa a frutto innanzitutto nelle  politiche della primavera prossima.

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